Francesca e la passione per la giustizia: «Sorda e cieca sì, ma ora nessuno riesce a mettermi più all’angolo»

in collaborazione con Lega del Filo dOro

Di fronte alle ingiustizie non è facile decidere come comportarsi. Lasciar correre, reagire, comprendere. Neanche Francesca è riuscita a capire dal primo minuto cosa fosse giusto fare. Ha attutito il colpo, si è messa in pausa nell’angolo non una volta sola a chiedersi il perché, e poi ha deciso. Avrebbe vissuto una vita al centro e non all’angolo. Avrebbe dedicato l’esistenza a difendere chi in quello stesso angolo, vittima di discriminazione, violenza e ignoranza, ci era rimasto da troppo tempo.


È la storia di una passione, quella per le cose giuste, cresciuta insieme a una ragazzina di 12 anni a cui viene all’improvviso diagnosticata una sindrome che nel giro di pochi anni le avrebbe tolto la vista. Il mondo le sarebbe diventato buio e la realtà, per lei già aiutata da un apparecchio acustico, si sarebbe fatta ancora di più difficile interpretazione. Usher è il nome della sindrome che i medici hanno pronunciato quando dopo una passeggiata in bicicletta, Francesca ha cominciato a sentir tremare la retina.


Da lì una strada non facile in cui i colori sono diventati neri e i libri di scuola più lontani. Ma l’unico modo per dimostrare a se stessa che niente era perduto erano proprio quelli, i libri del liceo, che dopo pochi anni, si sarebbero trasformati in quelli dell’università. Oggi a 27 anni Francesca è diventata la dottoressa Donnarumma, laureata in Legge. «Io la data della discussione me la tatuerò sulla pelle». Un traguardo raggiunto mano nella mano con gli angeli della Lega del Filo d’Oro.

«Sono venuti a scuola con me per capire da vicino le mie difficoltà», Francesca parla degli operatori della Onlus come ormai la sua famiglia allargata. Come quelli che non l’hanno mai abbandonata, anche quando la fatica nello studio cominciava a farsi pesante e lei avrebbe avuto bisogno di un aiuto maggiore. È a quel punto che il sostegno pratico e morale è diventato anche tecnico. «Dal cartaceo siamo passati al digitale, poi è arrivata la sintesi vocale. Ho voluto imparare anche il Braille». Francesca sorride quando pensa alla catena di montaggio che si innescava a casa sua quando c’erano da scannerizzare i grossi tomi di diritto. «Mia mamma fotografava le pagine, la nonna girava le pagine e io scannerizzavo».

Ricordi di una sfida di cui l’ormai dottoressa in Giurisprudenza non si è mai pentita, neanche quando la sua vista peggiorava ancora e ancora e la fatica cominciava a farsi enorme. Il senso di responsabilità non l’ha mai abbandonata, neanche quando tra esami e lezioni da seguire, ha deciso di entrare a far parte del comitato delle persone sordocieche della Lega del Filo d’Oro. Un riferimento per molti giovani che hanno trovato in lei l’esempio di come riuscire a puntare sulle proprie potenzialità, facendo diventare il diritto all’inclusione la più bella sfida quotidiana da vincere.

Non è mai stata una questione di vanto per Francesca essere tra le pochissime ragazze sordo cieche ad essersi laureata. «È più una dimostrazione a me stessa di potercela fare, io che sono così e non potevo essere in nessun altro modo». Così l’accettazione di sé fiorisce insieme alla giovane donna che ha fatto della ricerca di indipendenza un’altra delle sue buone battaglie. Vive da sola Francesca, nella residenza universitaria a Milano, lontana da Mezzago e dai suoi genitori. Tra tirocinio e sogni di una carriera a cui non mette limiti, scrive poesie, suona il pianoforte e fa lunghe passeggiate.

«Perché non scegliere una cosa una strada un po’ più facile?», le domande di chi pensa di preoccuparsi per lei, non la spaventano. «Di solito sorrido, ringrazio per il consiglio e vado dritta per la mia strada». Nella strada di Francesca gli angoli non hanno smesso di esistere, ma ora è lei ad essere altrove.

Testo di: Giada Giorgi

Grafiche di: Vincenzo Monaco

Producer: Francesca Simili

Leggi anche: