Scomparso nel 1977 e dichiarato morto: la storia di Vincenzo, il clochard ritrovato vivo a La Spezia

Non aveva dato sue notizie per più di quarant’anni. Poi la svolta, grazie a un ricovero e alle impronte digitali

Si chiama Vincenzo B., è nato a Marsala l’11 marzo 1960 ed è stato dato per morto nel 2010, prima di ricomparire a La Spezia qualche giorno fa. La dichiarazione di morte di undici anni fa è stata annullata dopo che l’uomo è stato ricoverato all’ospedale San Nicolò di Lepanto. Quando ha declinato le sue generalità, presso le banche dati degli uffici giudiziari risultava deceduto, secondo quanto dichiarato dal tribunale di Trento, a cui si era rivolto il fratello Vito, che non aveva sue notizie dal 1977. L’atto è stato revocato in accoglimento del ricorso del procuratore Antonio Patrono, dopo che la banca dati dei carabinieri aveva fornito un’ulteriore prova dell’esistenza in vita del presunto morto: le sue impronte digitali catturate durante un controllo a Prato nove anni fa.


Attualmente Vincenzo B. è ancora ricoverato al San Nicolò. Alterna stati confusionali a momenti di chiusura quando gli si chiedono notizie sul suo passato. Ha subito l’asportazione di un rene qualche tempo fa e adesso vive i postumi dell’operazione. In questi anni il suo casellario giudiziario si è riempito di segnalazioni. A causa di piccoli furti compiuti per rimediare qualcosa da mangiare o con cui vestirsi. Aveva anche un fratello gemello, che nel frattempo è deceduto. Il clochard ha iniziato il suo percorso per riprendersi la sua identità il 26 giugno del 2020, quando si è presentato all’ospedale di La Spezia. Da lì è finito a Levanto.


La Regione ha nominato per lui un amministratore di sostegno, l’avvocata Miria Giannoni. E grazie alla comparazione delle impronte digitali le istituzioni hanno potuto credere alla sua parola e hanno revocato la dichiarazione di morte. Poi è arrivato il fratello, che lo ha riconosciuto da una serie di foto. E così il tribunale di La Spezia ha potuto restituirgli la sua identità. A breve dovrà lasciare l’ospedale, e le infermiere già lo rimpiangono: «Lui ci dice sempre che siamo la sua famiglia e che da qui non se ne vuole più andare».

In copertina: immagine d’archivio

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