Quella di Roberto Fiore nel carcere di Poggioreale è una «detenzione politica» secondo l’avvocato Nicola Trisciuoglio, frutto di un «processo politico che lo ha condannato a morte», come scrive il legale del leader di Forza Nuova sul suo profilo Facebook. Toni estremi che si aggiungono alla denuncia dello stesso Fiore ricevuta ancora oggi pomeriggio, quando al telefono ha commentato la decisione del Gip, che ieri ha respinto l’istanza di scarcerazione per motivi di salute per i rischi legati ai casi Covid nel carcere di Poggioreale che secondo il leader di Forza Nuova sarebbero in aumento: «Non importa che i magistrati continuino a rifiutare la mia scarcerazione per la mia salute – ha detto Fiore al suo legale – e che ben venga il mio sacrificio, se questo servirà a salvare anche una sola vita». Detenuto in carcere per l’assalto alla sede della Cgil dello scorso 9 ottobre, Fiore attraverso i suoi legali aveva chiesto di lasciare Poggioreale dopo che un detenuto in cella con lui era risultato positivo e per i rischi legati alle patologie di cui già soffrirebbe. Secondo il leader di Forza Nuova la situazione nell’«inferno di Poggioreale» sarebbe sempre più grave, con il «virus Covid-19 che dilaga… il padiglione Venezia adibito a ricovero degli infettati si riempie a dismisura come un Lazzaretto… Un’emergenza cui non si può far fronte se non con provvedimenti clemenziali e di deflazionamento delle carcerazioni…». Una situazione però che non sarebbe stata considerata altrettanto grave dal gip, che invece aveva respinto l’istanza di scarcerazione negando che Fiore non potesse essere curato in carcere senza rischi per la sua incolumità.
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