Kazakistan, la Russia e i suoi alleati inviano nel Paese una «forza di pace»

L’esecutivo non è riuscito a sedare le proteste di piazza nate dall’aumento dei prezzi dei carburanti. A chiedere l’intervento della Russia è stato il presidente del Paese, Kassym-Jomart Tokayev

L’annuncio è arrivato dal presidente armeno Nikol Pashinyan. Il Csto, un’alleanza di sei ex Paesi sovietici guidata da Mosca, manderà delle «forze di pace» in Kazakistan. Secondo le prime informazioni queste forze rimarranno sul territorio per un «tempo limitato per stabilizzare e normalizzare la situazione nel Paese». Non è chiaro quale sarà l’entità delle forze e nemmeno quanto sarà ampia la partecipazione della Russia in questa operazione. Il Csto ha deciso di agire dopo un appello di Kassym-Jomart Tokayev, il presidente del Kazakistan. È stato lui a chiudere alla Russia di intervenire dopo il suo esecutivo non è riuscito a placare le proteste in corso nel Paese. Le manifestazioni sono cominciate con l’impennata dei prezzi del Gpl, raddoppiato dopo che il governo aveva deciso di cancellare una serie di blocchi che lo tenevano sotto determinati limiti. Dall’inizio delle proteste di piazza sono stati uccisi 8 agenti di polizia mentre altri 317 sono rimasti feriti. Secondo Pashinyan e il Csto il governo del Kazakistan non sta fronteggiando solo una rivolta popolare. Dietro le manifestazioni ci sarebbero infatti «interferenze esterne». Tokayev aveva parlato anche di «terroristi» addestrati all’estero. Al netto della matrice, nessun intervento dell’esecutivo è riuscito a bloccare le manifestazioni. Tokayev infatti non solo ha sciolto l’esecutivo ma ha anche dato ordine di ripristinare i limiti per il prezzi del Gpl, della benzina e dei generi alimentari considerati «socialmente importanti».


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