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Il Coronavirus diventa endemico? Lopalco avverte: «Vi spiego perché non è per forza una cosa buona»

29 Gennaio 2022 - 14:22 Giada Giorgi
Con un lungo post su Facebook l'esperto spiega cosa voglia davvero dire la parola "endemia" e a quali condizioni tra poco potremmo uscire dall'emergenza

«Niente panico ma stiamo in allerta». Cosi il professor Pier Luigi Lopalco invita con un lungo post su Facebook a capire bene l’attuale situazione epidemica da Covid-19 del Paese e a non sottovalutare l’idea di «virus endemico». L’epidemiologo comincia con un «mea culpa»: «Nei giorni scorsi anch’io ho ripetutamente sostenuto che SARS-CoV-2 sta progressivamente assumendo un comportamento da circolazione endemica, il che vuol dire lasciare la pandemia alle spalle», ha spiegato, «purtroppo però mi rendo conto che da molti il termine “endemico” è stato percepito quasi come sinonimo di “normale” o addirittura “buono”. Attenzione, non è così». L’esperto continua con la spiegazione sottolineando come il termine endemico non abbia nulla a che vedere «con la gravità di una patologia». E aggiunge: «Endemica è la meningite batterica, la sifilide, la malaria, ecc. ecc. Persino la rabbia, la più temibile fra le malattie virali è endemica in alcune parti del mondo».

L’elenco fatto dal professore mira a far capire come la parola endemia si riferisca, come egli stesso spiega, «esclusivamente alla frequenza con cui una patologia si presenta in una popolazione». Va da sé che parlare di un virus che si avvia a una situazione endemica non vuol dire parlare di un virus meno grave. Un chiarimento che il professore ha ritenuto necessario fare soprattutto rispetto alle numerose dichiarazioni sul tema da parte di esperti e scienziati, oggetto di fraintendimenti pericolosi in termini di prevenzione al contagio. «Una malattia si definisce endemica quando la circolazione stabile di un microrganismo all’interno di una popolazione determina una frequenza di casi più o meno costante nel tempo».

Se la discriminante è il tempo, è chiaro che la circolazione endemica di un virus può condurre ad una frequenza di malattia alta, «come quella malaria in alcuni paesi africani», o anche bassa, «la meningite batterica alle nostre latitudini». Lopalco termina la sua descrizione di malattia endemica facendo poi riferimento al carattere di stagionalità: «Una malattia endemica può poi presentare recrudescenze epidemiche tipicamente stagionali legate a diversi fattori, come affollamento nei luoghi chiusi e aumento dei contatti sociali. Bene, dire che SARS-CoV-2 ha iniziato a circolare in maniera endemica significa proprio questo».

«Un virus endemico non è meno pericoloso per i non vaccinati»

Alla luce della sua spiegazione, l’esperto mette in guardia su come il discorso sull’endemia stia facendo sottovalutare la pericolosità di contagi e circolazione del virus soprattutto se non si è protetti da alcuna dose di vaccino. «Il famoso Rt si stabilizza intorno al valore di 1 e quindi la frequenza è resta stabile finché però non si verificano quei fattori che ne scatenano una recrudescenza epidemica e che, molto probabilmente, sarà stagionale come per gli altri virus respiratori: quindi, chi dovesse incontrare SARS-CoV-2 senza avere una protezione immunitaria non può certo stare tranquillo». Lopalco si riferisce in maniera particolare alla variante dominante Omicron: un pericolo che, secondo l’esperto, non è certo ancora stato disattivato.

«La nuova variante resta cattiva come quella originale che nel 2020 ha prodotto la prima terribile ondata pandemica a Wuhan e nel NordEst del Paese. Può causare polmonite severa e anche la malattia sistemica multi-organo che ormai tutti hanno imparato a conoscere». Per questo, secondo quanto scritto dall’esperto, anche il pericolo decesso non è affatto da sottovalutare. «Omicron continua a mandare al creatore i soggetti predisposti che non siano vaccinati», sottolinea, «resta dunque più che mai valido l’invito a vaccinarsi, soprattutto per giovani e bambini che sono quelli con le più basse coperture e che rappresentano dunque il maggiore serbatoio di circolazione virale».

«L’emergenza non avrà più motivo di esistere»

Sulla prospettiva futura Lopalco non ha grossi dubbi: «Man mano che passeranno le stagioni, il virus continuerà a mutare e così facendo riuscirà a perpetrare la sua esistenza nella comunità umana. Comunità umana che, nel frattempo – fra vaccinazione e richiami naturali – avrà raggiunto un buon livello di immunità di comunità che impedirà il verificarsi di ondate epidemiche non gestibili». In questo scenario la situazione d’emergenza non avrà più motivo di esistere: «La pandemia è un evento eccezionale che richiede misure eccezionali per essere gestita, la fase endemico/epidemica deve invece essere affrontata con mezzi ordinari». Spiega l’epidemiologo, e continua: «Abbiamo vaccini, farmaci ed un sistema ospedaliero molto meglio attrezzato per fronteggiare un aumento di casi stagionale. Il virus non è morto (neanche clinicamente), deve continuare ad essere attentamente monitorato (come si fa con i virus influenzali) perché potrebbe comunque emergere una variante virale completamente nuova tale da innescare nuove ondate pandemiche».

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