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Conte studia come uscire dal pantano giuridico del M5s. E torna l’idea di fare un suo partito

10 Febbraio 2022 - 09:08 Felice Florio
La clessidra del suo consenso personale continua a svuotarsi. Se Grillo decidesse di non restituire subito la guida al presidente decaduto, l'ex premier potrebbe rispolverare il progetto della lista «Con-Te»

Succedeva esattamente un anno fa. Il governo Conte II, il 26 gennaio 2021, cadeva a causa dello strappo dei renziani. Il premier uscente sperava di ottenere il terzo mandato in meno di tre anni ma, nonostante le convergenze con il Partito democratico di Goffredo Bettini e Nicola Zingaretti, la sua riconferma a Palazzo Chigi sfumò per far spazio a un insindacabile Mario Draghi. Fu allora che Giuseppe Conte iniziò a lavorare alla formazione di un suo soggetto politico. Qualcuno diceva che fosse pronto già il nome, «Con-Te», e il logo. L’ipotesi tramontò perché la galassia del Movimento 5 stelle chiese all’avvocato del popolo di non abbandonare la nave. Conte, in cambio, ottenne il mandato di ristrutturare quella bagnarola che stava affondando, tra i fuoriusciti che non accordarono la fiducia a Draghi e i debiti che minavano la fiducia con la simbiotica associazione Rousseau. Un mandato che Conte ricevette grazie alla forzatura dello statuto vigente, il quale prevedeva una leadership collegiale del Movimento, mai costituitasi.

I 100 giorni che Conte dovrebbe affrontare da non-presidente

Oggi che lo statuto contiano è stato congelato dall’ordinanza del tribunale di Napoli, si torna a parlare di quel comitato direttivo di cinque membri. Beppe Grillo, l’elevato, è disceso a Roma con l’idea di rimettere in moto la sua creatura partendo dalle prescrizioni dello statuto di un anno fa, tornato in vigore dopo il provvedimento della magistratura. Quindi, prima si elegge un comitato di garanzia e poi di indicono le votazioni per il direttivo di cinque membri. È l’unica via possibile per non incorrere in ulteriori ricorsi e traversie giudiziarie, nell’attesa che si risolva la questione legata alla sospensiva del tribunale napoletano. Il Messaggero scrive che ci potrebbero volere almeno 100 giorni, poiché a marzo la causa sarà solo «trattenuta in decisione per la pronuncia sull’eccezione di incompetenza territoriale». Eccezione che «contempla la concessione di un ulteriore termine di 80 giorni per il deposito di comparse conclusionali e repliche». Sono i tempi della giustizia.

Suggestione «Con-Te»

Tempi che l’avvocato del popolo conosce bene. Per non restare impantanato nelle carte bollate mentre, internamente, le correnti ne logorano la leadership, Conte starebbe ripescando l’idea di creare un suo partito. Restare nel Movimento, disarmato del suo ruolo di presidente, non gli consentirebbe nemmeno di decidere le candidature per le amministrative della prossima primavera. «Con-Te» gli permetterebbe di svincolarsi dal carrozzone grillino e dai rischi di delegittimazione che comporterebbero le votazioni degli iscritti che, stando allo statuto tornato in auge, dovrebbero avvenire su Rousseau. C’è da capire quanti del gruppo parlamentare attuale lo seguirebbero nel possibile progetto di creare una lista progressista che nascerebbe per essere alleata naturale di Pd e Leu. Ma il bacino di esponenti politici a cui Conte potrebbe attingere non è limitato all’attuale gruppo 5 stelle. Ci sono i tanti espulsi all’indomani dell’elezione di Draghi alla presidenza del Consiglio. E c’è chi se n’è andato autonomamente: il nome più pesante che si muove fuori dai ranghi del Movimento – e del parlamento – è quello di Alessandro Di Battista. Il pasionario deluso dal Movimento, nelle ultime settimane, ha lanciato delle ciambelle salvagente all’ex premier mentre imperversava la silenziosa tempesta dimaiana.

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