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Ucraina, l’analisi degli 007 sulle mire di Putin: «Nel 2021 guerra sfiorata due volte» – Il rapporto

28 Febbraio 2022 - 16:09 Sara Menafra
La relazione annuale dei Servizi segreti italiani evidenzia le mire russe sull'area post sovietica

La guerra che ha stupito il mondo e che ora lo tiene col fiato sospeso non è arrivata a sorpresa. Nel corso di tutto il 2021, gli incidenti tra Russia e Ucraina si sono succeduti e il rischio che le prove di forza al confine sfociassero in qualcosa di peggio è stato sfiorato due volte, in primavera e in autunno. La relazione annuale dei Servizi segreti italiani, sebbene formalmente chiusa con dicembre dello scorso anno, traccia uno scenario illuminante su quello che avviene in questi giorni.

Gli incidenti di primavera

Il documento di 136 pagine cita la Russia e le sue mire più volte, ma è profetico quando parla della crisi in Ucraina. Una crisi, scrivono dal Dipartimento informazione per la sicurezza, che ha rischiato di diventare qualcosa di peggio almeno due volte: in primavera, prima dell’incontro di giugno a Ginevra, tra Vladimir Putin e il presidente Usa Joe Biden, e a settembre, nel corso dell’esercitazione ai confini chiamata Zapad-2021, e poi più avanti, per tutto l’autunno. Soprattutto, il rischio ha riguardato un possibile “errore di calcolo”, da parte di chi organizzava le esercitazioni.

Più in generale, scrivono i Servizi segreti italiani, «nello spazio post-sovietico si è accresciuto lo sforzo di Mosca di riaffermare la propria primazia sull’area. Per il Cremlino, le Repubbliche ex sovietiche sono, infatti, considerate come il perimetro minimo di sicurezza atto a garantire profondità strategica all’azione esterna di Mosca e alla sua volontà di essere riconosciuta fra le grandi potenze mondiali». Dunque, i servizi italiani hanno chiuso il 2021 con una forte preoccupazione sull’area dell’Ucraina, poi confermata dagli avvenimenti di questi giorni.

La situazione è rimasta costantemente all’attenzione dell’intelligence, che ha monitorato l’evoluzione del dispositivo militare russo anche in ragione del profilarsi del rischio dell’errore di calcolo, sempre possibile vista la consistenza dello schieramento dispiegato.
Il 2021 si è concluso nel segno di una triplice dinamica: l’incertezza sulla volontà russa di passare all’offensiva, oppure di utilizzare gli spazi diplomatici al fine di convincere i Paesi occidentali a rivisitare gli equilibri securitari nel continente europeo; la ripresa del dialogo, sia
attraverso il formato negoziale Normandia, attivo sin dalla crisi del Donbass, che ai tre livelli Stati Uniti-NATO-OSCE configuratisi a seguito delle bozze di accordi di sicurezza proposti dalla Russia; la predisposizione di strumenti sanzionatori e di deterrenza.

Gas e cyberattacchi

La relazione del Dis, chiarisce anche che almeno nell’immediato la capacità di stoccaggio del gas dovrebbe permettere all’Italia di non preoccuparsi particolarmente se il gasdotto proveniente dalla Russia dovesse smettere di rifornire il nostro paese. Dice anche, però, che la dipendenza dal gas durerà almeno altri 10 anni: «La rilevanza del gas appare destinata a perdurare, fino almeno al prossimo decennio, quale complemento delle rinnovabili discontinue (eolico e fotovoltaico) nella fase di transizione».

Interessante anche il capitolo dedicato ai cyberattacchi. La maggior parte, il 69%, riguarda strutture pubbliche, scrive il Dis. Ma pubblici o almeno contigui ad autorità statuali sono anche gli autori delle aggressioni: «Sovente contigui ad apparati governativi, dai quali ricevono linee di indirizzo strategico e supporto finanziario, che hanno interessato realtà strategiche nazionali, in primis quelle operanti nei settori delle telecomunicazioni e dell’industria della difesa».

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