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Benzina, la crescita dei prezzi e la riduzione di accise e tasse. L’esperto: «Ci vogliono scelte difficili»

10 Marzo 2022 - 06:57 Redazione
bonus benzina 200 euro lavoratori privati
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Intanto la media del diesel servito supera i 2 euro e ci si avvicina nella modalità self. E la benzina va oltre i 2,1 euro al litro

Il governo Draghi studia un piano per la riduzione delle tasse sulla benzina. Per fermare il caro-pompa di questi giorni. E per ridurre l’impatto del prezzo dei carburanti sull’inflazione. Una delle idee è quella della sterilizzazione dell’Iva. Nei partiti però c’è chi punta a misure più incisive. E mette nel mirino anche le accise. Ma alcuni esperti come Davide Tabarelli di Nomisma Energia avvertono: questa crisi sarà lunga e la dipendenza energetica dalla Russia non si ridurrà a breve. Bisogna studiare un piano per tagliare i consumi. Intanto la media del diesel servito supera i 2 euro e ci si avvicina nella modalità self. E la benzina va oltre i 2,1 euro al litro.

Il Messaggero scrive oggi che per la benzina la strada maestra è la sterilizzazione dell’Iva. Anche se le accise, come ricorda Assoutenti, pesano per il 55% sul prezzo finale del carburante. I gestori delle pompe propongono il ritorno dell’accisa mobile, che consente di sterilizzare gli aumenti dell’Iva (oggi maggiori di 7 centesimi al litro) e di dare stabilità a famiglie ed agenti economici. In Italia le accise sul carburante sono 19 mentre dall’inizio dell’anno un litro di benzina è rincarato di 23 cent. Causando un incremento medio di 11 euro e 68 centesimi per un pieno. Il gasolio invece è cresciuto di 24 cent. Con una crescita di 293 euro annui per chi lo usa.

Eppure i piani del governo non convincono gli esperti. Tabarelli in un’intervista rilasciata a La Stampa dice che questa è «un’emergenza senza precedenti e destinata a durare a lungo, la stiamo affrontando con un ottimismo immotivato. Gli obiettivi di cui parlano Draghi e Cingolani non sono raggiungibili, lo dicono i numeri. La via per sganciarsi dalla Russia non è così breve». In particolare, i 24-30 mesi di tempo indicati dal ministro non sono sufficienti: «Le faccio qualche esempio: per il raddoppio delle forniture dal Tap servono quattro anni, l’Enel dice che per il rigassificatore di Porto Empedocle ce ne vogliono tre, Sorgenia a Gioia Tauro non sarà pronta prima di quattro. E le estrazioni di gas non possono arrivare a 5 miliardi di metri cubi in fretta: servono nuove concessioni e bisogna tornare a fare esplorazioni dopo 15 anni».

Invece per Tabarelli il tetto ai prezzi «è sacrosanto, ci sono speculazioni inaccettabili e il mercato andava corretto. Poi sarebbe ora di essere molto chiari con tutti: servono scelte che impattino sulla vita di tutti». Cioè spegnere la luce? «Questa crisi sarà dolorosa, è profondamente sbagliato presentarla come una passeggiata che si risolverà con qualche correttivo. Dobbiamo razionare i consumi, già in questi giorni in cui fa ancora freddo bisogna spegnere la luce e abbassare il riscaldamento. Non possiamo aspettare il prossimo inverno e sperare che le cose migliorino».

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