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Ucciso dalle forze russe mentre documentava la guerra: chi era Brent Renaud, il giornalista americano morto a Irpin’

13 Marzo 2022 - 15:04 Redazione
Renaud aveva lavorato per il New York Times e vinto premi televisivi come produttore. Un collega ha raccontato gli ultimi momenti prima dell'agguato

51 anni, originario del Tennesse, Brent Renaud ha trascorso tutta la sua vita a dare voce e immagine alle scene di guerra. Ed è proprio nell’ultimo conflitto, che aveva deciso di seguire da giornalista freelance e fotografo di guerra, che è stato ucciso, caduto sotto i colpi d’arma da fuoco sparati dall’esercito russo nella città ucraina di Irpin’. A farlo sapere è stato il capo della polizia della regione di Kiev, Andriy Nebytov: «Gli occupanti stanno cinicamente uccidendo anche i giornalisti dei media internazionali, che stanno cercando di mostrare la verità sulle atrocità delle truppe russe in Ucraina».

Il racconto dei colleghi

Il racconto dell’agguato viene dal collega che era con lui, ripreso in ospedale mentre viene curato: «Avevamo passato un ponte a Irpin, volevamo filmare la fuga dei rifugiati, abbiamo trovato un’auto che si è offerta di portarci al secondo ponte, abbiamo passato un check point e poi hanno iniziato a sparare all’auto. Lui è stato colpito al collo, ci siamo divisi, lui è stato lasciato indietro». A fornire ulteriori dettagli dell’attacco anche la giornalista di PBS Newshour Jane Ferguson. Si trovava nelle vicinanze quando Renaud è stato ucciso e su Twitter ha raccontato: «il corpo del giornalista americano Brent Renaud giaceva sotto una coperta. I medici ucraini non hanno potuto fare nulla per aiutarlo in quella fase». Per Renaud quindi non ci sarebbe stato nulla da fare. Lo sgomento dei primi momenti viene riportato da Feguson con le parole che un agente di polizia ucraino le ha rivolto subito dopo la tragedia: «Dì all’America, racconta al mondo cosa hanno fatto a un giornalista».

I premi in carriera

Brent Renauld era un documentarista, fotografo, giornalista, produttore cinematografico. Una carriera esplosa quando decise di coprire gli attacchi terroristici dell’11 settembre a New York. Da lì la guerra in Afghanistan. E ancora per il New York Times il terremoto di Haiti, la guerra alla droga in Messico fino alla televisione con la serie “Off to War” con il racconto delle vicissitudini di un’unità della Guardia Nazionale dispiegata in Iraq. «Siamo profondamente rattristati dalla morte di Brent Renaud. Brent era un fotografo e un regista di talento che negli anni passati aveva collaborato con noi». A scriverlo in un comunicato è stato proprio il New York Times, che chiarisce: «Anche se aveva collaborato con noi in passato (l’ultima volta nel 2015) non si trovava in missione in Ucraina per il quotidiano. Le prime informazioni riferiscono che lavorava per noi perché è stato trovato con il tesserino del giornale, che gli era stato dato per una missione anni fa».

Direttore di almeno una dozzina di progetti televisivi e cinematografici Brent Renaud ha documentato la storia della tragica diffusione dell’eroina con “Dope Sick Love” per HBO, e ottenuto premi importanti come il Peabody Award con la produzione di “Last Chance High”. Attento osservatore del disagio sociale, Renauld si era dedicato anche agli effetti dei traumi e delle malattie mentali sui tassi di povertà e di violenza in America. Nei suoi traguardi più importanti, Renauld è stato sempre affiancato dal fratello Craig Renaud. I due sono stati assieme i vincitori del Peabody Award e lavoravano spesso insieme a New York.

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