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Ucraina, la crisi dei minori separati e l’allarme dell’Unicef: «3,3 mln i bambini sfollati» – L’intervista

22 Marzo 2022 - 16:00 Ygnazia Cigna
Il portavoce di Unicef Italia, Andrea Iacomini: «L'allentamento dei legami familiari durante la fuga li espone a rischio di tratta o sfruttamento»

«Il numero dei bambini e delle bambine in fuga dall’Ucraina aumenta di ora in ora e si avvicina inesorabilmente alla soglia dei 2 milioni. In queste ore sempre più drammatiche i nostri uffici ci informano che sono 3,3 milioni i bambini e le bambine sfollati all’interno del Paese. Sono profondamente traumatizzati, portano cicatrici indelebili di questo conflitto e dell’assedio di molte città», spiega a Open Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia. Più passano i giorni di conflitto, più la guerra si incattivisce sulle città assediate, più il tema dei bambini in fuga (oltre al conto crescente di quelli vittime delle armi) desta maggiori preoccupazioni. L’allarme è stato lanciato anche dalla commissaria Ue alle migrazioni Ylva Johansson, alla conferenza stampa di ieri in Estonia. «C’è un grande rischio che i bambini siano vittime della tratta di esseri umani» ha detto Johansson. E oggi 22 marzo, il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky in collegamento con le Camere italiane ha trattato proprio il tema del coinvolgimento dei bambini nel conflitto. Ringraziando l’Italia «per l’aiuto agli ucraini, più di 70 mila sono stati costretti a fuggire, più di 25 mila bambini. In Italia è nato il primo bimbo ucraino da una madre scappata dalla guerra provocata da una sola persona, decine di bimbi sono nei vostri ospedali e vi siamo grati.»

Il commercio di bambini

Secondo una ricerca dell’Unicef e dell’Inter-Agency Coordination Group against Trafficking (Icat), il 28% delle vittime della tratta a livello globale sono bambini e bambine. Con lo scoppio della guerra Russia-Ucraina e l’esplosione dei movimenti migratori, l’Unicef ha invitato i governi dei paesi di destinazione a rafforzare i controlli di protezione e identificazione dei bambini ai valichi di frontiera, specialmente quelli con l’Ucraina. Inoltre, l’invito è stato anche quello di migliorare la collaborazione transfrontaliera tra le autorità competenti per la protezione dell’infanzia e le forze dell’ordine per poter identificare rapidamente i bambini separati e poter ricongiungere le famiglie.

La crisi dei minori separati in Ucraina

Tra i dati registrati di minori non accompagnati risultano 500 bambini che transitavano dall’Ucraina alla Romania, solo per il periodo dal 24 febbraio al 17 marzo, dice ancora Unicef. «La caratteristica di questa guerra – spiega ancora Iacomini – non è il minore non accompagnato, come fu ad esempio per i migranti della Siria. Questa volta è il minore separato: gran parte dei bambini hanno una rete enorme all’interno dell’Ucraina, in Italia o in altri paesi di destinazione, e i genitori spesso li lasciano al confine ad un adulto, ma tornano indietro». Il minore non accompagnato si differenzia dal minore separato perché il primo non ha vincoli familiari, si muove da solo, ha perso entrambi i genitori; pertanto dopo l’identificazione e l’analisi del ricongiungimento non risultano figure riconducibili a un genitore. Il minore separato è un minore non accompagnato, ma è da solo temporaneamente. Ha vincoli familiari ancora presenti in Ucraina o nei territori esterni ad essa. Si tratta quindi un bambino che ha la madre, il padre o parenti in Ucraina e Europa, ha una rete di relazioni parentali o amicali che consentono un affidamento o un ritorno ai vincoli parentali. Se questa rete non viene ricomposta, aumenta il rischio di tratta e sfruttamento. «Questi bambini devono arrivare nei punti dove vengono registrati e messi nelle condizioni di accoglienza, – aggiunge il portavoce dell’Unicef – chiaro è che se questi bambini sfuggono al censimento, alla registrazione o all’accoglienza risultano a rischio tratta, sfruttamento, violenza, abuso e rapimenti. Inoltre, non solo in Ucraina, ma in tutti i paesi in cui vi è movimento migratorio, c’è il rischio che i minori siano vittime di tratta e violenze».

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