Scontro sul gas in rubli, l’Eni tra le compagnie che tengono il punto. Peskov: «La Russia non farà beneficenza»

La mossa di Putin punta a stabilizzare l’economia Russa e a mettere in difficoltà l’UE che dal gas russo dipende, ma pare che le compagnie europee abbiano i mezzi legali per non pagare in rubli

L’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi ha fatto sapere dal Gas Panel di Dubai che la compagnia non ha intenzione di pagare il gas russo di rubli. «Eni non ha rubli; i contratti prevedono il pagamento del carburante in euro e i contratti dovrebbero essere modificati per cambiare i termini», aggiungendo anche che l’Europa dovrebbe guardare all’Africa per le forniture di gas. Il commento di Descalzi si aggiunge alle dichiarazioni giunte in seguito alla richiesta del leader del Cremlino – fatta mercoledì al monopolista Gazprom – di accettare solo pagamenti in rubli dai «paesi ostili» alla Russia, lista che include la sanzionatrice UE. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz aveva già fatto sapere che «i contratti indicano la valuta prevista per il pagamento» e che «nella maggior parte dei casi si tratta di euro o dollari».


I paesi europei stanno portando avanti indagini legali per capire fino a che punto Putin può esercitare la richiesta, che per ora non pare riscuotere molto successo. Al rifiuto europeo il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha risposto che la Russia «non farà beneficenza» distribuendo gratis il proprio gas. Peskov non si è espresso sulle possibili conseguenze della posizione degli Stati UE, e non ha chiarito se verranno accettati pagamenti in valuta altra dal rublo. Come Open ha già spiegato, la mossa del Cremlino è mirata a mettere ancor più in risalto la dipendenza dell’UE dal gas russo, nonché a mitigare l’effetto delle sanzioni. Dopo le dichiarazioni il prezzo del gas è aumentato, garantendo maggiori introiti alla Russia, così come il valore del rublo, che era crollato con l’introduzione delle sanzioni.


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