Lo «scenario coreano» per la fine della guerra tra Russia e Ucraina: referendum e divisione del paese in due

Secondo l’intelligence di Kiev la Russia vuole dividerlo in due e prendersene una parte tramite referendum. Come successe in Crimea nel 2014

L’Ucraina come le due Coree? L’accusa viene da Kiev, e più precisamente dal capo dell’intelligence militare ucraina Kyrylo Budanov, che ieri in un colloquio con il Guardian ha parlato dell’intenzione da parte della Russia «di dividere l’Ucraina in due per creare una regione controllata da Mosca dopo aver fallito nel prendere il controllo dell’intero Paese». Uno “scenario coreano” che prevedrebbe la normalizzazione del conflitto secondo il modello utilizzato per la penisola coreana dopo la seconda guerra mondiale. Ovvero quando, come ricorda oggi il Corriere della Sera, i vincitori si accordarono per porre fine a 35 anni di dominio dell’impero giapponese sulla Corea.


Un’annessione in preparazione?

L’area all’epoca fu occupata da Stati Uniti e Unione Sovietica, e divisa tra le due superpotenze in «zone di influenza», Sud e Nord. Il programma era quello di creare un Paese indipendente e indiviso, ma ognuna delle due zone reclamava la sovranità sull’intera penisola. Ne scaturì una guerra, nel 1950, che separò la Corea del Nord da quella del Sud. Il 27 luglio 1953 venne firmato l’armistizio, che creava anche una zona demilitarizzata. La «linea di demarcazione» fu tracciata seguendo il 38esimo parallelo. Secondo l’intelligence ucraina va in questa direzione l’annuncio di un referendum per unirsi alla Russia fatto dall’autoproclamata Repubblica Popolare di Lugansk. Un’iniziativa partita dal leader separatista Leonid Pasechnik – che poi ha parzialmente corretto il tiro assicurando che per ora non sono in corso preparativi concreti -, ha subito incontrato non solo lo scontato, netto rifiuto delle autorità di Kiev, ma anche qualche dubbio nell’apparato di potere russo.


Ad opporsi pubblicamente è stato Leonid Kalashnikov, presidente della commissione della Duma per gli affari delle ex repubbliche sovietiche, che ha parlato di una consultazione «sconsigliabile» perché «le due repubbliche erano parte dell’Ucraina fino a tempi recenti». «Qualsiasi falso referendum nei territori temporaneamente occupati è giuridicamente insignificante e non avrà conseguenze legali», ha detto ieri il portavoce del ministero degli Esteri ucraino Oleg Nikolenko, dicendosi sicuro che nessun Paese al mondo riconoscerebbe la validità di una tale consultazione. Ma questo non impedirebbe a Mosca di fare quello che fece nel 2014 con la Crimea. L’ipotesi di indire un referendum è stata ventilata anche per l’indipendenza della regione di Cherson, nel sud del Paese, occupata dalle truppe di Mosca nelle prime battute del conflitto. Gli abitanti di questa città portuale sono scesi in piazza per protestare contro l’occupazione e contro questo progetto.

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