L’ambasciatore russo torna ad attaccare l’Italia: «Le armi a Kiev? Roma spegne il fuoco con il cherosene»

Il via libera al decreto Ucraina ha fatto arrabbiare il diplomatico Razov: «Questo introduce negatività nei nostri rapporti bilaterali»

Dopo aver criticato l’Italia per aver «morso la mano (russa, ndr) che l’aiutò», l’ambasciatore russo nel nostro Paese, Sergey Razov, è tornato all’attacco. Durante un’intervista su Quarto Grado, in onda stasera su Rete4, ha dichiarato: «Questa decisione del Parlamento italiano è stata adottata proprio il giorno in cui è iniziato il primo round di negoziati, in Bielorussia. È come cercare di spegnere il fuoco col cherosene». Il riferimento è al Decreto Ucraina, approvato ieri, 31 marzo, in Senato e che prevede l’invio di nuove armi a Kiev per combattere le forze di Mosca. Verranno inviati missili (dagli antiaerei agli Spike controcarro), mitragliatrici (Browning e Mg) e munizioni. «Non si può escludere che con gli armamenti mandati dall’Italia saranno uccisi cittadini e militari russi. E questo introduce un po’ di negatività nei nostri rapporti bilaterali. Già decine di migliaia di armi sono state distribuite a decine di migliaia di persone. In quali mani finiranno le armi, e come saranno usate, è una bella domanda».


«Adesso, purtroppo, tra gli italiani c’è una tendenza malevola – ha continuato – quella di pubblicare le foto di tutte le persone che in Italia hanno avuto contatti con l’Ambasciatore russo. Quando vedo questi elenchi di persone dichiarate “russofone” dalla stampa italiana, ho un senso di vergogna. Se qualcuno chiedesse di stilare una lista di filo-italiani in Russia, ci sarebbero milioni di miei connazionali». Appena qualche giorno fa, Razov aveva accusato l’Italia di non essere riconoscente nei confronti della Russia, che durante il periodo peggiore dell’emergenza Covid-19 aveva inviato aiuti a Nembro, epicentro lombardo della pandemia nel 2020. «Al popolo italiano – aveva detto – è stata tesa una mano di aiuto, ma se qualcuno morde quella mano non è onorevole. La missione è andata solo nei posti indicati dall’Italia, precisamente a Nembro. Facevano solo quello che veniva detto dai colleghi italiani e la missione russa è terminata quando l’Italia ha proposto di concluderla».


Immagine di copertina: ANSA/MOURAD BALTI TOUATI

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