Zelensky: «I russi hanno lasciato mine ovunque, chi non dà le armi è responsabile dei morti» – Il video

Il presidente dell’Ucraina: «Presto sarà necessario un nuovo supporto militare»

Nel suo consueto videomessaggio notturno alla nazione il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha accusato i russi di aver lasciato mine sui terreni da cui si sono ritirati e ha ricordato all’Occidente che chi non fornisce armi è responsabile dei morti. «Presto sarà necessario un maggiore supporto militare. Le vite degli ucraini si stanno perdendo, vite che non possono più essere restituite. E questa è anche responsabilità di coloro che ancora conservano nel proprio arsenale le armi di cui l’Ucraina ha bisogno. Responsabilità che rimarrà per sempre nella storia», ha detto Zelensky. «Gli ucraini sono coraggiosi – ha spiegato – ma quando si tratta delle armi dipendiamo ancora dalla fornitura, dai nostri alleati. Sfortunatamente non stiamo ottenendo quanto necessario per porre fine a questa guerra, per distruggere il nemico sulla nostra terra, per sbloccare Mariupol. Se avessimo jet, veicoli corazzati pesanti, artiglieria, allora saremmo in grado di farlo».


Il presidente si è detto «preoccupato per un possibile attacco con armi chimiche nella nuova fase del terrore», ma non ha confermato il loro utilizzo a Mariupol da parte dei russi. «Voglio ricordare ai leader mondiali – ha aggiunto – che si è già discusso del possibile uso di armi chimiche da parte dell’esercito russo. E già in quel momento significava che era necessario reagire all’aggressione russa in modo molto più duro e rapido». Infine ha parlato di «centinaia di migliaia di oggetti pericolosi, mine e proiettili inesplosi» trovati nelle regioni del nord del paese: «Le truppe russe hanno lasciato mine ovunque. Nelle case, nelle strade, nelle auto, nelle porte. Hanno fatto di tutto per rendere il più pericoloso possibile il ritorno in queste aree. Hanno fatto di tutto per uccidere o mutilare il maggior numero possibile della nostra gente quando sono stati costretti a ritirarsi dalla nostra terra».


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