Fondi Vaticano, la difesa del cardinale Becciu dalle accuse di peculato: «Non ho toccato i soldi destinati ai poveri»
«Da più di un anno e mezzo sono tormentato da una domanda: perché sono state riportate al Santo Padre queste false accuse? Per quale scopo?». Sono queste le parole del cardinale Giovanni Angelo Becciu, ex sostituto della Segreteria di Stato ed ex prefetto delle Cause dei Santi, che si è difeso durante il processo sulla gestione dei fondi della Segreteria del Vaticano. Becciu, che ha respinto tutte le accuse a suo carico, è imputato per peculato e abuso d’ufficio. L’imputato ha negato che gli investimenti sotto osservazione, come l’acquisto del Palazzo di Londra, siano stati fatti con i soldi destinati ai poveri. «L’Obolo di San Pietro non c’entra», ha detto. «Erano fondi riservati della Segreteria di Stato».
La questione dei bonifici a Cecilia Marogna
Al centro del processo ci sono anche dei bonifici fatti alla manager cagliaritana Cecilia Marogna. Secondo l’accusa, il denaro dato a Marogna sarebbe poi stato speso per oggetti personali e di lusso e per finanziamenti alla cooperativa del fratello del cardinale, Antonino, detto Tonino. L’ex cardinale, però, ha ribadito «la sua assoluta innocenza». Proprio riguardo all’accusa di peculato per favorire la cooperativa del fratello Tonino, Becciu ha parlato di una «azione caritativa». Durante la difesa, Becciu ha dichiarato che i disordini riguardo ai versamenti sono da attribuirsi alle indicazioni di Marogna: «Quanto ai versamenti che mi vengono contestati, desidero puntualizzare che gli stessi furono disposti – sempre su indicazione della signora Marogna – su conti correnti che la stessa di volta in volta mi indicava, e che ho sempre ritenuto relativi all’operazione-trattativa condotta da Inkerman e, dunque, finalizzati alla liberazione di Suor Gloria e alle spese da sostenere per tale fine». L’ex cardinale ha anche aggiunto che «nessuna somma era stata destinata quale compenso alla signora Marogna». Infine, Becciu ha ricordato che «le perdite hanno avuto ricadute sul fondo di riserva della Segreteria di Stato, non su altri fondi né sul Fondo dell’Obolo di San Pietro che viene utilizzato, anno per anno, per le spese della missione del Papa»
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