Cucchi, le motivazioni della Cassazione: «I carabinieri erano consapevoli delle conseguenze del pestaggio»

Secondo i giudici, le percosse subite quella notte furono la «causa primigenia» della morte di Cucchi

La Corte di Cassazione ha reso pubbliche le motivazioni della sentenza a 12 anni di reclusione per i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, condannati per il pestaggio di Stefano Cucchi, avvenuto nella caserma dei carabinieri di Roma Casilina nella notte del 16 ottobre 2019. Secondo la Corte, che ha respinto il ricorso dei due carabinieri, che sostenevano il «decorso anomalo» della morte del geometra romano, le percosse subite quella notte furono la «causa primigenia» della morte di Cucchi, dando il via a una serie di «fattori sopravvenuti», tra i quali le «negligenti omissioni dei sanitari». Inoltre, «è certamente fuori discussione la questione della prevedibilità dell’evento» delle lesioni e poi della morte. In altre parole, Di Bernardo e D’Alessandro erano consapevoli della gravità delle lesioni inflitte a Cucchi: «Gli imputati hanno percosso la vittima con colpi violenti al volto e in zona sacrale, ossia in modo idoneo a generare lesioni interne che chiunque è in grado di rappresentarsi come prevedibile conseguenza di tale azione», ha affermato la Corte.


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