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Caso Fabio Ridolfi, che cos’è la sedazione palliativa profonda e come si attua

13 Giugno 2022 - 12:56 Juanne Pili
Questo trattamento è stato pensato per spegnere lo stato cosciente del paziente, in modo da risparmiargli inutili sofferenze. Non è in nessun modo una forma di eutanasia

In attesa che sia lo Stato italiano a uscire dal profondo sonno in cui sembra cadere ogni volta che si parla di “suicidio assistito”, il trattamento a cui viene sottoposto da oggi, 13 giugno, Fabio Ridolfi è la sedazione palliativa continua e profonda. Il 46enne di Fermignano (Pesaro Urbino) aveva ottenuto l’autorizzazione per il “suicidio assistito”, salvo poi vederlo sfumare per mancata indicazione del farmaco. Da 16 anni si trova costretto in un letto a causa di una tetraparesi: «Da due mesi la mia sofferenza è stata riconosciuta come insopportabile – ha denunciato Fabio tramite un puntatore oculare -. Ho tutte le condizioni per essere aiutato a morire. Ma lo Stato mi ignora. A questo punto scelgo la sedazione profonda e continua anche se prolunga lo strazio per chi mi vuole bene».

Non è una forma di eutanasia

Questo trattamento è stato pensato per spegnere lo stato cosciente del paziente, in modo da risparmiargli inutili sofferenze. Non è in nessun modo una forma di eutanasia. Si tiene in vita il paziente, conservando anche la respirazione autonoma, semplicemente vengono meno tutte le sofferenze. Lo stato in cui si troverà Fabio sarà molto simile a quello dell’anestesia profonda e del coma farmacologico. Questo tipo di sedazione viene definita «continua» se il fine è quello di accompagnare il malato terminale fino alla morte. Contrariamente all’anestesia generale, la sedazione profonda non compromette le funzioni respiratorie, evitando di collegare il paziente a un respiratore. Per attuarla è necessaria una combinazione di farmaci di diverso tipo: sedativi, analgesici, anestetici, ipnotici e ansiolitici. La loro somministrazione in questa pratica è generalmente sicura ed efficace.

Un sonno artificiale

In alcuni documenti la troviamo definita anche come “sonno artificiale“, e non è una procedura semplice da attuare, anche perché la soglia del dolore e il livello di sedazione non sono uguali per tutti. Richiede personale sanitario altamente specializzato, ed è necessario che a eseguirla siano degli anestesisti. Tra gli eventi avversi – che possono riguardare qualsiasi trattamento sanitario -, troviamo casi di broncospasmo e reazioni allergiche, complicanze cardio-respiratore, arresto respiratorio e/o cardiaco. Ovviamente sono potenziali rischi bilanciati dalle circostanze molto particolari in cui ci si ricorre a tale pratica. Fino al 2017, prima dell’approvazione del biotestamento, persino la sedazione profonda era difficile da applicare per pazienti come Fabio. «Non tutti i medici erano convinti della possibilità di operare la sedazione profonda. Sebbene molti ne rintracciassero la possibilità all’interno della legge 38/2010 sulle cure palliative – spiega l’Associazione Luca Coscioni -, la non espressa previsione all’interno di questa legge frenava alcuni medici dall’aiutare i propri pazienti attraverso la sedazione palliativa continua profonda».

Foto di copertina: ANSA/ YOUTUBE | Un fermo immagine del video appello di Fabio Ridolfi, 18 maggio 2022. Fabio Ridolfi da 18 anni è totalmente immobilizzato.

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