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AlmaLaurea, diminuiscono le iscrizioni all’Università. Ma aumentano i laureati che trovano lavoro

16 Giugno 2022 - 20:22 Gaia Terzulli
Secondo l’ultimo rapporto del Consorzio Interuniversitario, nel 2021 il livello occupazionale dei laureati magistrali è cresciuto del +2,9% rispetto al 2019

Sempre meno giovani scelgono l’università. Lo dice il XXIV rapporto del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, che ogni anno fotografa il profilo e la condizione occupazionale dei laureati. Il documento, presentato oggi all’Università di Bologna, parla chiaro: nell’ultimo anno accademico 2021/22 le immatricolazioni sono calate del 3 per cento rispetto al 2020/21, con un picco fino al -5 per cento negli atenei del Mezzogiorno. Inoltre, il numero degli iscritti al primo anno d’università è inferiore del 5 percento rispetto a quello del 2003/4. Sembrano invece incoraggianti i dati sul livello occupazionale. Per il 2021 AlmaLaurea mostra un aumento del tasso d’impiego dei laureati di secondo livello, a un anno dal conseguimento del titolo, del +2,9 percento rispetto al 2019. Per i laureati di primo livello si registra un +0,4 percento nel 2021 sempre a confronto con il 2019. Il rapporto evidenzia anche la crescita della retribuzione netta a un anno dal titolo: l’anno scorso risulta aumentata del +9,1 percento per i laureati di primo livello e del +7,7 percento per quelli di secondo livello.

Laureati più giovani di 10 anni fa

In miglioramento è anche il dato relativo all’età media del conseguimento della laurea. Rispetto ai quasi 27 anni del 2011 (26,9), nel 2021 si è scesi a 25,7. Così come sembra essere diventato più regolare il percorso di studi per gli studenti, anche grazie alla proroga della chiusura dell’anno accademico concessa per l’emergenza Covid-19. Così, se nel 2011 concludeva il ciclo il 38,9 per cento dei laureati, nel 2021 la percentuale ha raggiunto il 60,9 per cento. Il voto medio alla laurea nel 2021 è pari a 103,5 su 110 (nel 2011 era 102,9 su 110). Commentando il calo delle matricole dell’anno accademico ancora in corso, la ministra dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa ha parlato di «un campanello d’allarme che non ci si aspettava, ma che va contestualizzato: viene dopo un aumento negli ultimi cinque anni. Borse di studio e campagna informative sono alcune tra le leve da utilizzare per invertire la tendenza». In questo, sottolinea la ministra, il governo ha «investito 250 milioni del Pnrr, aumentando il valore delle borse di studio, soprattutto per coloro che scelgono di spostarsi, ampliando la platea dei beneficiari e premiando le ragazze che decidono di intraprendere percorsi Stem con un supporto aggiuntivo».

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