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La strana storia di Marco Rizzo “espulso” dal Partito Comunista tra zecche, destrieri e alleanze con Adinolfi

marco rizzo espulso partito comunista
marco rizzo espulso partito comunista
La Federazione di Milano lo caccia per disaccordi sulla linea politica. Lui fa espellere loro. Sullo sfondo un dissenso politico non sanabile

Marco Rizzo espulso dal Partito Comunista? Non proprio. O meglio: la Federazione di Milano ha in effetti annunciato su Facebook l’espulsione del segretario e di tutto il gruppo dirigente. «Noi ci prendiamo la responsabilità politica di questa decisione, consci di essere in minoranza in un CC svuotato di tutte le sue funzioni e prerogative, ma in enorme maggioranza nel corpo sociale del nostro paese. Un corpo sociale che può e deve essere recuperato alla lotta per il socialismo, senza scorciatoie opportunistiche che conosciamo bene da decenni», hanno scritto gli ex “compagni” di Rizzo. Ma qualche ora dopo è arrivata la risposta del comitato centrale del partito. Che ha espulso a sua volta chi aveva provato ad espellere Rizzo.

Le “zecche” e il destriero

La risposta del comitato centrale è stata affidata a Canzio Visentin, presidente e rappresentante legale. Che ci è andato giù durissimo: «In questo mondo dei social basta impossessarsi della password di Facebook di una federazione del Partito e decidere che il segretario nazionale è espulso. Di questi bontemponi si sta occupando la Commissione Centrale di garanzia e, per rimpinzare le casse, la tesoreria e gli avvocati. Il segretario generale Marco Rizzo sta bene e gode della fiducia (certificata col voto ad ampia maggioranza – 7 voti contrari ed 1 astenuto – del Comitato Centrale del 25 Giugno) di tutto il Partito, che approva la scelta di unire le forze reali del dissenso in questo Paese». E poco importa che il post sia intitolato “Zecche sulla criniera di un destriero”, utilizzando una terminologia cara all’estrema destra e al fascismo.

Dietro la querelle che rischia di finire in tribunale c’è un aperto dissenso politico. La Federazione di Milano guidata da Luca Ricaldone contesta la svolta populista del segretario da tempo. Lui da qualche tempo ha deciso di adottare le parole d’ordine della contestazione: No Green Pass , No vax e così via.

L’alleanza Pci-Pdf

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’annuncio dell’accordo elettorale con il Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi. Valido solo in Sardegna, ma abbastanza per far saltare i nervi di molti degli iscritti. «Noi stiamo costruendo una forza di vero dissenso e solo il 12-13% nel partito è contrario alle scelte fatte», ha risposto Rizzo al Corriere. «Il 18 giugno abbiamo organizzato manifestazioni contro la guerra e contro Draghi in 22 città (definite un flop dagli avversari, ndr), così come da indicazione dell’Ufficio politico che è l’organo esecutivo. Il Comitato centrale ha poi deciso in maggioranza per le alleanze, che sono in corso. Milano è una minoranza».

Ora la grana può essere risolta con l’espulsione della Federazione dal partito. Oppure con le dimissioni e la nascita di un nuovo Partito Comunista (l’ennesimo). Con una postilla. Se quarant’anni fa la Federazione di Milano del Partito Comunista Italiano avesse chiesto l’espulsione del segretario nazionale la notizia sarebbe stata l’apertura di tutti i giornali, Unità compresa. Oggi, meno.

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