Gimbe, +55% casi in una settimana. Cartabellotta: «Troppi positivi, rischiamo un lockdown di fatto»

Secondo gli ultimi dati, in una settimana sono cresciuti del 36,3% i ricoveri in terapia intensiva e i del 18,4% i decessi dovuti a Covid-19

Continuano ad aumentare i contagi da Covid-19, che nella settimana dal 29 giugno al 5 luglio hanno registrato il +55%. A dirlo è il monitoraggio della Fondazione Gimbe, che rileva, per il periodo indicato, anche una crescita del 32,6% dei ricoveri ordinari, delle terapie intensive (+36,3%) e dei decessi dovuti al Coronavirus (+18,4%). L’aumento dei nuovi casi riguarda tutte le regioni e le province italiane, mentre sono nette le differenze per quanto riguarda la copertura vaccinale con quarta dose, fortemente raccomandata dal presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta. Questa è stata somministrata al 10,7% dei soggetti immunocompromessi in Calabria e al 100% di quelli in Piemonte.


Quanto alle altre persone fragili o over 80, l’iniezione della quarta dose ha riguardato finora il 6,6% della popolazione in Calabria e il 41,3% di quella piemontese. Ferme le percentuali di chi ha ricevuto almeno una dose di vaccino (l’88% della platea vaccinabile) e di chi ha completato il ciclo. I non vaccinati, si legge nel report di Gimbe, sono ancora 6,84 milioni, di cui 2,75 milioni guariti. Protetti, perciò, solo temporaneamente. A non aver ricevuto la terza dose, infine, sono ancora 7,89 milioni di persone. Di questi 2,43 milioni sono guariti che non possono riceverla nell’immediato.


Urgenti mascherine anche nei luoghi chiusi sovraffollati

«Bisogna chiedersi quanto costa al Paese, in termini di giornate lavorative perse, attività chiuse per Covid e vacanze cancellate, un’elevata percentuale di popolazione sintomatica o isolata a domicilio per Covid, che peraltro rischia di determinare un “lockdown di fatto” su vari servizi, inclusi quelli turistici». Non usa attenuanti il presidente della fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, nel commentare il netto aumento della circolazione virale nelle ultime settimane. Dal quale, sottolinea, bisogna difendersi utilizzando le mascherine anche «al chiuso, «in particolare in luoghi affollati e poco ventilati, oltre che all’aperto in condizioni di grandi assembramenti con attività ad elevata probabilità di contagio».

La quarta dose

Non c’è da scherzare, dunque. Anche perché, continua l’esperto, il proliferare del virus e delle sue varianti «aumenta la probabilità di contagio e lo sviluppo di malattia grave in chi ha fatto la terza dose da oltre 120 giorni». Per questo, «appare un vero azzardo la scelta di rimandare la quarta dose all’autunno con i «vaccini aggiornati», di cui a oggi non si conoscono né le tempistiche di reale disponibilità né gli effetti sulla malattia grave».

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