Niente acqua nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, scarcerata la moglie di un boss

Poche ore d’aria, carenza idrica, celle piccole e carcere sovraffollato: le condizioni nel penitenziario campano hanno motivato lo sconto di pena per la camorrista Sibillo

Emilia Sibillo, condannata per organizzazione camorristica e moglie del boss Giuseppe Buonerba, è stata scarcerata. Per il Tribunale di Sorveglianza la donna avrebbe sofferto per 1602 giorni carenza d’acqua potabile nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, dov’era detenuta dal 2015 per una condanna a 8 anni e 6 mesi per associazione camorristica. Anche per questa motivazione i giudici le hanno riconosciuto uno sconto di pena di 160 giorni. Nell’istituto penitenziario della provincia di Caserta, in Campania, manca da anni l’allaccio alla rete idrica: l’acqua viene prelevata da due pozzi artesiani per essere poi potabilizzata.


Secondo l’avvocato della donna, inoltre, Sibillo avrebbe fruito di pochissime ore d’aria: una condizione peggiorata dal fatto che le dimensioni delle celle del carcere – già «sovraffollato» – sono molto ridotte. La tesi dell’avvocato, accolta dal giudice e riportata da Il Mattino, è che tutte queste condizioni «comportano un aumento esponenziale del trattamento inumano e degradante, che diventa esagerato, con grave nocumento per la salute, minata dalla carenza di igiene senza acqua».


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