Chi era Pupetta Maresca, la «prima camorrista d’Italia» che sfidò Cutolo

La storia dell’esponente della Nuova Famiglia in lotta con la Nuova Camorra Organizzata. Dall’omicidio dell’assassino del marito fino alla dichiarazione di guerra a ‘O professore

È morta ieri a 85 anni nella sua casa a Castellammare di Stabia. Assunta “Pupetta” Maresca, vedova del boss Pasquale Simonetti detto Pascalone ‘e Nola, è stata definita la “prima” camorrista d’Italia. Sfidò pubblicamente Raffaele Cutolo e la Nuova Camorra Organizzata. Quando era ancora in vita, ispirò una serie di opere: un film firmato da Francesco Rosi (La sfida, 1958), poi Il caso Pupetta Maresca, prodotto dalla Rai nel 1982 e trasmesso integralmente soltanto nel 1994. E infine la fiction “Pupetta – Il coraggio e la passione”, nella quale il suo personaggio lo ha interpretato Manuela Arcuri. Assunta era figlia di Alberto Maresca e nipote di Vincenzo, boss riconosciuti. Rimediò la prima denuncia per aver aggredito una compagna di scuola. Rischiava una condanna, ma la denuncia fu ritirata. Dopo aver vinto un concorso di bellezza, si fidanzò con Pascalone ‘e Nola, già allora considerato un boss riconosciuto. Al matrimonio arrivò già incinta e testimone di nozze fu Antonio Esposito detto Totonno ‘e Pomigliano. Tre mesi dopo il marito era già morto in un agguato e nell’ottobre del 1955 lei stessa, forse con la complicità di altre tre persone, uccise Esposito, considerato il mandante dell’omicidio del marito. Venne condannata a 13 anni di reclusione e in carcere partorì il primo figlio, Pasqualino.


Per gli inquirenti il delitto si inquadrava nella guerra di camorra per la gestione del mercato ortofrutticolo. Nel 1967 divenne attrice cinematografica nel film Delitto a Posillipo di Renato Parravicini, vagamente ispirato alla sua vita. Tre anni più tardi, dopo aver aperto due negozi di abbigliamento a Napoli, sposò in seconde nozze il camorrista Umberto Ammaturo, dal quale ebbe due gemelli. Nel 1974 il figlio Pasquale fu ucciso in un agguato di camorra e il suo corpo non fu mai ritrovato. Il 19enne non aveva mai accettato la relazione della madre con Ammaturo e lo aveva più volte minacciato. Quest’ultimo venne arrestato con l’accusa di omicidio e successivamente assolto per insufficienza di prove, ma il rapporto con Pupetta si ruppe lo stesso.


L’attacco a Cutolo

Nel 1981 finì ancora alla sbarra per l’omicidio di un sodale di Raffaele Cutolo, ‘O professore, che aveva costruito la Nco a Poggioreale fondata su un’organizzazione paramilitare e piramidale con lui al vertice. Dall’accusa venne assolta nel 1985 ma nel frattempo, il 13 febbraio del 1982, aveva indetto una conferenza stampa minacciando apertamente proprio Cutolo: «Se per Nuova Famiglia (la sua affiliazione, ndr) si intende tutta quella gente che si difende dallo strapotere di quell’uomo, allora io mi ritengo affiliata a questa organizzazione». Fu accusata dell’omicidio di Aldo Semerari, il criminologo e psichiatra amico di tanti eversori di destra che aveva dichiarato pazzo prima Cutolo e in seguito altri boss criminali, compresi quelli dell’allora nascente Banda della Magliana. Venne assolta.

Successivamente, del delitto si autoaccusò proprio Ammaturo. Il quale spiegò che il professor Semerari aveva deciso di fornire le sue perizie anche alla NF ma continuando ad aiutare anche la fazione di Cutolo. Per questo la sua testa venne tagliata e depositata davanti al castello del Professore. Intanto nel 1986 per Pupetta arrivò la confisca dei beni dopo il riconoscimento della sua affiliazione alla Nuova Famiglia. «Ho pagato con lacrime e affanno le mie scelte. La prima volta perché l’uomo a cui ho sparato avrebbe fatto lo stesso con me. Cosa dovevo fare, farmi uccidere? Ero incinta. Mi veniva incontro con il braccio teso e la pistola in pugno. Con lui c’erano i suoi killer. Io mi sono difesa», disse il giorno dopo la messa in onda della fiction a lei dedicata. Cutolo è morto il 17 febbraio 2021. La guerra l’ha vinta lei.

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