Cosa succede se Putin chiude i rubinetti del gas per sempre: la data chiave è il 21 luglio

L’Italia dovrà attrezzarsi cominciando ad attivare il piano d’emergenza. Nel mirino le industrie energivore e i consumi privati

La data da segnare sul calendario è il 21 luglio. Entro quel giorno la manutenzione di Nord Stream annunciata da Gazprom dovrà essere completata. Tecnicamente si tratta di sostituire la turbina di Siemens Energy partita dal Canada da qualche giorno (dopo il beneplacito degli Stati Uniti dietro forti pressioni tedesche). Se il gas tornerà ad arrivare come prima allora la storia era vera. Altrimenti ciò costituirà la prima mossa del ricatto di Putin all’Occidente. E l’Italia dovrà attrezzarsi. Cominciando ad attivare quel piano d’emergenza che prevede tagli a luce e gas e coprifuoco per negozi e locali. Non tutto e subito, però. Il Corriere della Sera spiega oggi che la fase di allarme in primo luogo prevedrebbe l’incentivo a ridurre la domanda per le imprese “energivore”. Che riceverebbero un pagamento per interrompere la produzione.


Basterà? Aurelio Regina, delegato per l’Energia degli industriali, sostiene che «Confindustria ha chiesto al Comitato per la Sicurezza Gas di redigere con urgenza un nuovo piano di emergenza perché il piano esistente risponde all’esigenza di gestire un distacco gas della durata massima di 15 giorni. Un’eventuale chiusura del gas russo ad agosto determinerebbe una mancanza di 50 milioni di metri cubi al giorno su una domanda potenziale di 300». In ogni caso i consumi domestici pesano per il 30% sul totale della domanda. Abbassando la temperatura dei termosifoni e riducendo di un’ora l’accensione si potrebbero risparmiare 2,7 milioni di metri cubi di gas.


Leggi anche: