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Bimba morta a Milano, parla il compagno della madre: «Giurava di non essere incinta». I dubbi e le bugie durante la convivenza

Dice di aver visto solo una volta la bambina durante una visita a Milano l'elettricista di Bergamo che aveva ripreso da un mese la relazione con la 37enne. Nelle altre occasioni invece la donna lo raggiungeva da sola, assicurando che la piccola fosse con la babysitter, che non è mai esistita

Che aspettasse la piccola Diana, Alessia Pifferi non aveva detto nulla al compagno conosciuto online un paio di anni fa, quando ancora era incinta della bambina trovata morta dopo una settimana sola in casa a Milano. Mario Angelo D’Ambrosio, 58 anni anni, fa l’elettricista a Leffe, in provincia di Bergamo. Al pm Francesco De Tommaso, che lo ha sentito come per il momento come testimone, ha raccontato di aver scoperto che Pifferi fosse incinta «il giorno in cui ha partorito». Al gip che ha convalidato l’arresto, ma escluso per ora l’ipotesi della premeditazione nell’omicidio della bambina, la 37enne ha spiegato di aver conosciuto D’Ambrosio nel luglio 2020: «Da quel momento abbiamo iniziato a frequentarci assiduamente cominciando una relazione fatta di alti e bassi, da agosto 2020 fino a gennaio 2021. Fino alla nascita di Diana, alla fine di gennaio – ha aggiunto Pifferi, citata dal Giorno – abbiamo convissuto tranquillamente a Leffe. E io e la bimba stiamo rimaste in ospedale a Bergamo per quasi due mesi. Poi lui mi ha lasciata».

I dubbi durante la convivenza

Durante la convivenza a Leffe, D’Ambrosio ha detto di aver avuto qualche dubbio che la donna fosse incinta, nonostante gli indizi ci fossero tutti, ma non ci sarebbe mai arrivato se non davanti al parto: «Durante la convivenza un sospetto mi era venuto perché non aveva mai il ciclo e perché aveva una pancia che continuava ad aumentare. Lei però mi aveva giurato di non essere incinta». I due avevano smesso di frequentarsi lo scorso gennaio, per poi risentirsi nei primi giorni di giugno e riprendere una frequentazione più assidua: «A volta venivo io a Milano e c’era anche Diana – dice D’Ambrosio – e a volte veniva lei durante il weekend da me a Leffe, dicendomi sempre che la bambina era con al sorella Viviana o con una babysitter che si chiamava Jasmine».

Una serie di bugie emerse come tali già nelle prime fasi dell’indagine, non ultima quella sulla babysitter, che non sarebbe mai esistita. Quando l’uomo chiedeva alla compagna perché non portasse la bambina a Leffe quando lo andava a trovare, lei rispondeva che «preferiva venire da me senza la bimba, così poteva finalmente “respirare”, si sentiva più libera». Una giustificazione che la stessa Pifferi ha usato davanti al gip.

Il giorno della morte di Diana

Nell’ultima settimana di vita della piccola Diana, i due trascorrono insieme quasi sette giorni. Alla fine di quella settimana, Pifferi torna a Milano e trova la piccola senza vita. A quel punto telefona a D’Ambrosio: «Diana è morta», gli dice. Lui avrebbe ricevuto la notizia con incredulità, chiedendo spiegazioni: «Cosa hai fatto? La babysitter l’hai sentita?». Sarà in quel momento che scoprirà l’ennesima falsità della compagna, che rimprovererà per non aver portato la bambina a Leffe insieme a lei.

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