Bimba morta in casa a Milano, le bugie della madre nel paesino del compagno: «Si fingeva psicologa infantile»

La donna aveva mentito anche al suo fidanzato, dicendogli che la figlia era con sua sorella

Aveva lasciato sua figlia Diana da sola in quell’appartamento di Ponte Lambro, vicino a Linate. Era giovedì sera e Alessia Pifferi se ne era andata «dopo averle cambiato il pannolino, averla pulita e averle lasciato un biberon pieno di latte». O almeno così ha raccontato la 37enne quando mercoledì mattina, sei giorni dopo, ha telefonato al 112 piangendo e dicendo di aver trovato sua figlia morta nel lettino. Accusata di omicidio volontario aggravato da futili motivi e premeditazione, la donna ora è in carcere, a San Vittore, dove nel pomeriggio del 22 luglio sarà interrogata dal gip di Milano Fabrizio Felice. La piccola Diana era nata il 29 gennaio del 2021 in via Pavia, nel Comune bergamasco di Leffe. Proprio in quel paesino, Pifferi ha trascorso quei sei giorni nella casa del compagno Mario D’Ambrosio, un elettricista di 58 anni che si è dichiarato del tutto estraneo a quanto accaduto. «Dice di essere una psicologa infantile e di saperci fare con i bambini», ricorda una commerciante all’Eco di Bergamo, al punto che la 37enne si vantava del fatto che «quando è nata Diana, l’ho subito fatta respirare mettendole le dita in bocca come facciamo noi medici».


Le bugie in paese

Il suo compagno D’Ambrosio ha detto agli inquirenti che non sapeva nulla del fatto che Diana era rimasta da sola per tutto quel tempo. «È al mare con mia sorella», gli diceva Pifferi. Il 58enne non è il padre biologico della bambina, anzi il suo vero papà «non ne sapeva nemmeno l’esistenza». In quell’abitazione di Milano, poi, venerdì è arrivata la madre della donna. Lei vive a Crotone, in Calabria, e a volte saliva dalla figlia per aiutarla a tenere Diana. Tuttavia, Pifferi l’anno scorso raccontava ai suoi conoscenti di Leffe che sua mamma era morta di Covid. «Mi aveva detto che doveva andare in gita con il compagno e che la figlia gliel’avrebbe tenuta la mamma, ma che poi era saltato tutto perché la madre si era ammalata di Covid e, alla fine, era pure morta – ricorda una negoziante – “Devo andare in Calabria per i funerali”, aveva raccontato».


Il flacone di ansiolitico

«Sapevo che poteva andare così», ha detto Pifferi durante l’interrogatorio condotto dal pm milanese Francesco De Tommasi. «Già altre volte l’avevo lasciata da sola nel fine settimana ed era sopravvissuta», ha raccontato rimanendo sempre fredda. La magistratura ha disposto l’autopsia sul corpo della piccola. Trovata nel lettino da campeggio dove sua madre l’aveva lasciata, non aveva segni di violenza. Nell’appartamento, però, è stato trovato e sequestrato un flacone di “En“: un ansiolitico svuotato per metà. Questo era vicino al biberon ancora pieno di latte. Secondo le testimonianze raccolte, nessuno avrebbe sentito piangere o strillare. Si pensa che la piccola sia stata in qualche modo «addormentata» con il tranquillante.

Fingere di non averla mai avuta

Per gli inquirenti, non si tratterebbe di un comportamento dettato da una situazione di degrado o tossicodipendenza, ma di una volontà emersa anche nell’interrogatorio di far finta di non aver mai dato alla luce quella bambina. Pifferi, infatti, raccontava spesso di come non si fosse accorta di essere incinta fino al momento del parto. «Non giocava mai con lei, non la portava a passeggio, la teneva sempre nel passeggino», ricordano i vicini.

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