Alessia Pifferi ha partorito Diana in bagno e organizzò un finto battesimo per i regali

I nuovi dettagli degli interrogatori: la madre ha riferito di sapere già dal terzo mese che la figlia era incinta

«Ho partorito la bambina da sola nel bagno dell’appartamento del mio compagno (a Leffe). Erano le due di pomeriggio. Appena partorito sono andata in camera da letto, ho preso il telefono e ho chiamato il mio compagno che stava lavorando al piano terra». Così Alessia Pifferi ha raccontato il giorno del parto della figlia Diana, morta nel milanese dopo essere stata lasciata sola in casa dalla madre per 6 giorni. Un mese dopo la nascita la bimba ha trascorso il primo mese di vita in ospedale. Si era trattato di un parto prematuro che provocò alla bambina una patologia ai reni. Pochi mesi dopo venne infatti portata nuovamente in ospedale per una febbre molto alta. La mamma in quella occasione però si trovava a Montecarlo con il compagno, così ad accudire la bambina c’era la nonna.


Le continue bugie

Come già segnalato in precedenza, non si conosce l’identità del padre di Diana. «La bambina è stata dichiarata con il mio cognome», ha detto Pifferi agli inquirenti specificando però di sapere chi è il papà, ma «di non avergli mai detto della figlia». Diana è frutto di una gravidanza non voluta e mai cercata e la conferma è anche nei racconti di chi conosceva la famiglia. Un’amica ha raccontato di una festa di battesimo che Alessia aveva organizzato per la figlia. Ma riferisce non ci sarebbero mai stati né la festa né il battesimo. Sarebbe stato quindi solo un modo per «scroccare» regali, secondo il racconto dell’amica riportato dal Corriere della Sera.


A Ponte Lambro in molti hanno portato pupazzi, lumini e palloncini per ricordare la piccola, ma di foto sue non ce ne sono. A mancare non sono solo ricordi della piccola, ma il suo nome nelle liste d’attesa dei nidi. Non aveva neanche un medico di base e non era nei registrati ai servizi sociali. Difficile per gli inquirenti capire quanto ci sia di vero nei racconti della donna, che più volte ha raccontato bugie ad amici, compagni e genitori.

La nonna: «Sapevo che mia figlia era incinta dal terzo mese»

Ha riferito infatti, dopo l’omicidio, di non aver mai saputo di essere incinta finché non ha partorito. Un racconto in contraddizione con quello di sua madre, che ha riferito di sapere che la figlia fosse incinta già dal terzo mese. «Non condivideva le mie frequentazioni», ha poi riferito Diana in merito al rapporto con sua madre. Un altro elemento controverso nei racconti di Alessia Pifferi è la salute psichica e fisica della figlia. Nei verbali ha detto che la piccola è sempre stata in salute e che è «solo negli ultimi giorni che era meno vivace». I vicini di casa invece hanno riferito in precedenza che Diana si muoveva a fatica, sembrava stordita ed era sempre nel passeggino.

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