Gimbe: «Quasi tutte le scuole senza ventilazione, a settembre in classe con la mascherina»

L’indagine mostra come solo 9 dei 312 istituti coinvolti abbia installato sistemi per la filtrazione dell’aria. Difficoltà anche nel tracciamento dei contagi per un caso su tre

Senza interventi sull’aerazione e sulla ventilazione a settembre si tornerà in classe con la mascherina. Ad affermarlo è l’indagine condotta dalla Fondazione Gimbe in collaborazione con l’Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola (Anp). Infatti, se da un lato è stato massiccio l’utilizzo da parte delle scuole di risorse pubbliche destinate alla disinfezione delle superfici, dall’altro sono state sottovalutate le evidenze scientifiche che impongono seri investimenti per migliorare la qualità dell’aria. «L’assenza di interventi strutturali in grado di garantire un’adeguata ventilazione ed aerazione dei locali è il vero tallone d’Achille», ha commentato il presidente di Anp, Antonello Giannelli, «senza questa il prossimo anno scolastico difficilmente potrà essere affrontato senza ricorrere all’utilizzo delle mascherine».


Le difficoltà nel tracciamento

L’indagine, che ha coinvolto 312 istituti scolastici, ha evidenziato come quasi tutti si siano affidati al protocollo “finestre aperte” per ridurre il rischio di contagi da Covid-19. Una soluzione di certo meno dispendiosa rispetto all’installazione di attrezzature per la filtrazione dell’aria. Inoltre, sono in 9 casi sono stati impiantati sistemi di ventilazione meccanica controllata. Una mancanza da attribuire in parte ai presidi, ma anche al ministero della Salute e alle Asl. Nel 46% dei casi, infatti, non sono mai arrivate informazioni sulla trasmissione prevalente del virus per aerosol, e nemmeno sui dispositivi per l’aerazione degli ambienti scolastici. Dall’indagine è emerso anche quanto sia difficile mantenere un buon livello di tracciamento in caso di positività di uno degli alunni.


I dati parlano di un 63,3% di provvedimenti emanati nel rispetto delle tempistiche previste dalla normativa. I ritardi sono da attribuire nel 4,5% dei casi alle scuole, che hanno impiegato troppo tempo ad avvisare le Asl, ma il 32,2% è responsabilità proprio delle Asl. Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, parla di questi numeri come conferma di come la «carenza di personale sanitario continua a rappresentare un problema irrisolto». Un altro dato indicativo dei problemi strutturali degli edifici scolastici è rappresentato dall’obbligo di distanziamento di almeno 1 metro. Solo due terzi delle scuole (66,6%) lo ha potuto garantire in tutte le classi. Alcuni istituti hanno dovuto provvedere alla riconversione di spazi comuni e all’utilizzo dei cortili, oltre che alla riprogrammazione dell’orario scolastico.

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