«Ci sono due fori da colpi di mortaio di un metro di diametro sul tetto di un magazzino di combustibile nucleare: siamo stati molto fortunati, perché quei colpi avrebbero potuto disperdere nell’ambiente materiale radioattivo». Rafael Grossi dell’Aiea in un’intervista rilasciata a Repubblica oggi spiega cosa sta succedendo alla centrale di Zaporizhzhia durante la guerra tra Russia e Ucraina. «Non sono in pericolo i reattori, protetti da edifici molto robusti, difficili da bucare, ma il combustibile non ha lo stesso grado di protezione», spiega Grossi. Che aggiunge: «E poi c’è il problema dell’elettricità per i sistemi di sicurezza e di raffreddamento».
La guerra
Gli ucraini hanno accusato i russi in più occasioni di voler prendere possesso della centrale per staccare le linee elettriche del paese. Sull’accusa Grossi è dubbioso, anche se non la esclude del tutto: «Normalmente ci sono quattro linee elettriche che arrivano dall’esterno e una interna che alimentano i sistemi di sicurezza e di raffreddamento dei reattori. In questo momento le linee funzionanti sono una o due. Gli ucraini sostengono che fa parte di un piano russo per scollegare la centrale dalla rete di Kiev. Tecnicamente è difficile da fare, ma non lo si può escludere del tutto».
La santuarizzazione dell’impianto
Il numero 1 dell’Aiea dice che i suoi tecnici provano da quattro mesi ad arrivare alla centrale. Per quanto riguarda la sicurezza «sono andati perduti molti sistemi di comunicazione e ci sono molti danni dovuti agli attacchi e ai bombardamenti quasi sistematici all’impianto». E vuole proporre una “santuarizzazione” dell’impianto, con un patto tra russi e ucraini. E questo perché «la demilitarizzazione è un concetto più ampio e anche più ambizioso. Io sono legittimato a parlare di sicurezza degli impianti nucleari. Abbiamo visto con i nostri occhi che la sicurezza nucleare è stata compressa e si deve fare qualcosa. La demilitarizzazione non è realistica, anche perché la centrale non si trova in un’area interna conquistata dai russi, ma proprio sulla linea del fronte. Ci vorrebbero negoziati ad altissimo livello, che esulano dalle competenze dell’Agenzia».
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