Mutui, debito pubblico e prestiti: cosa succede dopo l’aumento-monstre dei tassi d’interesse da parte della Bce

La mossa punta a contenere l’inflazione riducendo la circolazione del denaro, Ma nell’immediato potrebbe arrivare una stangata per cittadini e imprese. Oltre che per lo Stato

Mutui e prestiti più cari per cittadini e imprese, oltre al rischio per l’Italia non poter rifinanziare il proprio debito e far aumentare lo spread. Sono queste le possibili conseguenze della decisione di ieri della Bce: un ulteriore aumento dei tassi di interesse di 0,75 punti, lo scalino più alto finora salito, che porta il totale a 1,25. La banca aveva già anticipato la scelta a luglio, comunicata ieri dalla presidente Christine Lagarde mentre il mondo intero era in apprensione per la regina Elisabetta II. Una mossa che, come il primo rialzo, punta a rendere più costoso prendere denaro in prestito, con il fine ultimo di rallentarne la circolazione per frenare l’inflazione (abbiamo spiegato come funziona il sistema) che ad agosto ha toccato il 9,1%.


Cosa succede al tasso variabile

Per sapere se l’idea, adottata anche dalla Federal Reserve statunitense e dalla Banca d’Inghilterra, funzionerà si dovrà attendere qualche settimana. Alcuni economisti temono che la decisione sia arrivata troppo tardi, mentre altri credono che una mossa così drastica possa mandare in recessione l’Eurozona. La Bce prevede una stagnazione di qualche mese prima che si torni a crescere. Nell’immediato però, sono da aspettarsi stangate sui mutui, per le imprese, e per il mercato azionario. I primi ad accorgersi del cambiamento saranno i titolari di un mutuo a tasso variabile. Come Open aveva già spiegato, i tassi europei che determinano gli interessi sui mutui sono due: l’Eurirs, per quelli fissi, e l’Euribor, per quelli variabili. Secondo un’analisi condotta dal sito specializzato mutuisupermarket.it per conto di Repubblica, un mutuo di 140 mila euro – ovvero la media italiana – che segue l’Euribor a tre mesi a cui si somma un interesse dell’1% trattenuto dalla banca erogante, avrà una maggiorazione sulla rata mensile di 45 euro per un quindicinale, e 50 euro per un trentennale. Si tratta, in totale, di 7.488 euro di interessi in più in 15 anni, 10.604 in 20 anni, 13.876 in 25, e 17.303 in 30. La soluzione? Secondo il direttore generale di Mutuionline Alessio Santarelli è «chiudere il contratto quanto prima» ha dichiarato a la Stampa.


Aumento dei costi per le imprese

A soffrire particolarmente, poi, sarebbero le imprese, che spesso richiedono prestiti onerosi. L’aumento dei tassi si ripercuoterà direttamente su di loro. Ma le industrie sono già strette tra l’incudine dell’inflazione e il martello del caro energia. Le banche, però, lo sanno, e stanno proponendo loro condizioni agevolate in cambio di un aumento della durata del pagamento con moratoria. «Non stiamo chiudendo i rubinetti», ha spiegato un banchiere che ha preferito rimanere anonimo a la Stampa, ma diventa sempre più importante per le aziende avere un buon prospetto di crescita che possa generare cassa e sostenere un costo del prestito sempre maggiore.

Alto costo del debito pubblico e spread alle stelle

Un incremento simile dei tassi di interesse, inoltre, rischia di mettere in difficoltà i Paesi – come l’Italia – che hanno molto debito pubblico da rifinanziare. Aumenta, infatti, il costo che gli Stati devono pagare per convincere gli investitori ad acquistare i titoli che piazzano sul mercato. Il risultato, per il nostro Paese, è evidente nel valore dello spread. il rendimento decennale dei titoli italiani si aggira intorno al 3,9%. Un valore alto, ma relativamente lontano dal picco di giugno scorso, quando aveva toccato il 4,2%. Se l’Ue riuscirà a trovare una soluzione al caro energia e i mercati non si faranno intimorire dal risultato delle elezioni, il valore dovrebbe restare sotto controllo. Così come lo spread – il differenziale di rendimento tra i btp italiani e i bund tedeschi – ieri a 223 punti base, vicino ma inferiore alla soglia d’allarme dei 250 punti. In ogni caso, la Bce rimane pronta ad intervenire. É già noto che la banca è pronta a riacquistare i titoli in scadenza che possiede. Inoltre, l’aumento dei tassi di interesse di luglio è giunto assieme a uno scudo antispread denominato Tpi, che potrebbe entrare in funzione sempre se il nostro Paese ne rispetterà le condizioni.

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