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Fedez e la denuncia per vilipendio per i versi sui carabinieri: «A 18 anni sparavo stronz***. Anche Meloni diceva che Mussolini ha fatto cose buone» – Il video

10 Settembre 2022 - 14:08 Enrico Spaccini
Il rapper è stato accusato di istigazione a delinquere e vilipendio per la canzone Tu come li chiami. La sua risposta su Instagram

«I politici italiani io li chiamo infami, tutti quei figli di cani, tu come li chiami. Carabinieri e militari io li chiamo infami, tutti quei figli di cani». Per chi non la conoscesse, questa è Tu come li chiami. Una canzone pubblicata da Fedez nel 2010: «L’ho scritta quando avevo 18 anni», spiega dal suo profilo Instagram, «oggi non rispecchia il mio pensiero». Se si prova a cercarla su Spotify, non si trova. Si può, invece, ascoltare da YouTube, caricata da canali non ufficiali, e su una vecchia pagina di MySpace del rapper. Questo particolare brano non è tra i più amati di Fedez, tuttavia è tornato alla ribalta dopo il concertone del Primo Maggio del 2021 e tra le associazioni di ex militari.

I versi sui carabinieri

Infatti, dopo quel discorso polemico, Fedez è stato il bersaglio primario di alcuni esponenti della politica. In particolare della Lega, che lo hanno attaccato per alcuni suoi testi discutibili, ad esempio proprio Tu come li chiami. Al punto, che l’associazione Pro territorio e cittadini onlus ha deciso di denunciarlo «per istigazione a delinquere per aver realizzato e diffuso in tempi diversi sulla rete internet» una canzone che «invita pubblicamente i suoi ascoltatori a vilipendere le forze armate della Repubblica italiana chiamandoli infami e definendoli figli di cani». Qualche giorno fa, però, la Procura ha chiesto l’archiviazione del procedimento in quanto non sarebbe vilipendio ma solo «critica aspra, provocazione, ricerca spasmodica della notorietà». Una richiesta che non è piaciuta all’associazione. Roberto Colasanti, colonnello in congedo dei carabinieri e firmatario della denuncia contro il rapper, ha dichiarato come questa decisione «desta enorme preoccupazione». Poiché, dice, «significherebbe riconoscere delle aree di impunità che non appaiono tollerabili in uno stato di diritto».

La risposta di Fedez e l’attacco a Meloni

Di opinione opposta è l’accusato, Fedez, che sostiene che «se dovessero mai condannarmi sarebbe un guaio», riferendosi al fatto che i Tribunali sarebbero intasati dai testi dei rapper «che bene o male dicono le medesime cose sia qui che oltre oceano». Il cantante milanese, però, si spinge oltre. Criticando l’attenzione che gli è stata riservata per questa questione, ci tiene a ricordare che «viviamo in Italia». Portando, poi, l’esempio di Giorgia Meloni e di quel video in cui «nelle trincee del Movimento sociale italiano» diceva che «Mussolini ha fatto anche cose buone». Alla fine, Fedez invita i suoi follower ad accettare quel testo così criticato e di prenderlo come espressione di un 18enne: «Se potete accettare senza indignazione le sue dichiarazioni, potrete accettare che anche io a 18 anni sparavo stronzate. E io non ricoprirò nessun ruolo istituzionale in questo Paese, per fortuna per voi».

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