Tremonti contro Draghi: «Nel decreto Aiuti-bis una pillola avvelenata da 250 miliardi per il nuovo governo»

Il candidato di FdI: Amco, società del Mef, inscatolerà prestiti delle imprese in difficoltà

Il professor Giulio Tremonti contro Mario Draghi. Il candidato di Fratelli d’Italia ed ex ministro dell’Economia dei governi Berlusconi in un’intervista rilasciata a Il Giornale accusa il presidente del Consiglio di aver lasciato «una pillola avvelenata» da 250 miliardi al nuovo governo. E punta il dito su Amco. Ovvero sulla società controllata dal ministero dell’Economia che gestisce i crediti deteriorati. E che grazie a un emendamento al decreto Aiuti Bis potrà costituire «patrimoni destinati» in cui inscatolare i prestiti alle imprese in difficoltà concessi dallo Stato durante la pandemia. Secondo Tremonti la norma sui prestiti garantiti vale potenzialmente 250 miliardi di debito pubblico non ancora contabilizzato. Ovvero circa il 9% del Prodotto Interno Lordo. Che rischia di andare a pesare sul nuovo governo.


Amco e i crediti deteriorati delle imprese

Tremonti sostiene che questi crediti «derivano dai finanziamenti erogati a oltre un milione di imprese, nel periodo più cupo del Covid, assistiti da garanzia pubblica quasi totale. Quindi, in ultima istanza ne risponde lo Stato. Fu una scelta positiva, c’era il Covid e la crisi. Inoltre aveva una forte copertura ideologica: era debito buono. Ora però ne dovrà rispondere lo Stato». La norma dice che verranno gestiti da Amco, secondo l’ex ministro, «è un’operazione del tipo window dressing un’alterazione contabile per rendere una situazione più accettabile. Ma non lo è per niente. Il patrimonio cosiddetto separato: da cosa? Questi non sono come le sofferenze bancarie, questi sono crediti morti. E inoltre sono ingestibili: come può una società del Tesoro gestire oltre un milione di partite critiche? Amco non ha né le forze né gli strumenti. Questo è un puro artificio contabile che non so come farà a passare l’esame dell’Unione Europea».


Secondo Tremonti la norma su Amco è stata introdotta «in modo surrettizio. E non è questione di principio, o morale, come per gli stipendi dei manager, bensì è sostanziale. Non le sembra curioso che negli ultimi giorni di vita del governo venga introdotta una norma di questo tipo senza che sia stata discussa e votata? E quindi nemmeno capita. Quando invece, su 250 miliardi di garanzie dello Stato, forse bisognava presentarla e discuterla con il dovuto rilievo molto prima, nel rispetto dei principi costituzionali». E l’ex ministro segnala che la norma dimostra che il governo Draghi non sta assistendo il suo successore: «Qui si crea un problema devastaste. Pensi cosa si sarebbe detto se il governo Berlusconi, nei suoi ultimi giorni, avesse fatto una cosa così. Questa è una deviazione assoluta, fatta all’ultimo e di nascosto».

Uno scostamento surretizio

L’intervistatore Marcello Zacché fa notare a Tremonti che le garanzie erano già esistenti. E il problema sarebbe andato in ogni caso in carico al nuovo esecutivo. «Certo, ma di coperture e scostamenti di bilancio si deve discutere. Perché il governo non lo ha mai fatto prima di adesso? Finito il Covid, bisognava aprire la discussione. In questo modo si fa una responsabile gestione del Tesoro della Repubblica. Si va in Parlamento. Il problema ha una dimensione colossale: si gestisce rendendolo pubblico. Invece non se n’è mai parlato». Infine, Tremonti punta il dito anche sul Monte dei Paschi di Siena: «Mi ricordo che il governatore di Bankitalia, quando il centrodestra andò al governo l’ultima volta, a proposito dell’acquisizione di Antoveneta da parte del Monte dei Paschi parlò di un’operazione di “sana e prudente amministrazione”. Veda un po’ lei».

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