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Quel convegno di «scienziati» sui presunti pericoli della rete 5G che non dimostra niente di nuovo

20 Settembre 2022 - 15:04 Juanne Pili
Perché la conferenza di Toronto del 2019 non dimostra che il 5G è pericoloso

Da tempo esistono associazioni impegnate nel sostenere l’esistenza di un complotto volto a imporre la rete 5G nel mondo e di presunti danni alla salute mai dimostrati. Legato a questi ambienti, circola un video dove viene rilanciata una conferenza tenuta da diversi scienziati, che scopriremo risalire al 2019. Vediamo di cosa si tratta realmente.

Per chi ha fretta:

  • I presunti danni alla salute dovuti alle radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti non sono dimostrati.
  • Sono tanti gli studi che dagli anni ’60 a oggi hanno cercato di verificare la pericolosità delle onde elettromagnetiche nelle modalità usate nella vita di tutti i giorni, senza mai arrivare a risultati significativi.
  • L’Airc ha inserito le onde elettromagnetiche nella categoria 2B, assieme ad altre 284 sostanze di uso comune.

Analisi

La seguente didascalia accompagna le condivisioni più recenti:

5G, ALLARME ARRIVA DAGLI SCIENZIATI DI 42 PAESI DEL MONDO

ALCUNI FRA I MASSIMI ESPERTI MONDIALI DI ELETTEOSMOG HANNO TENUTO UNA CONFERENZA PER CHIEDERE CHE I GOVERNI RALLENTINO NELL’INTRODUZIONE DEL 5G IN QUANTO LA SALUTE UMANA È A RISCHIO

NESSUN DATO A MEDIO E LUNGO TERMINE, PROBLEMI AL SISTEMA IMMUNITARIO E NERVOSO, PROBLEMI AL CUORE, CANCEROGENO

La conferenza di Toronto

La conferenza a cui fa riferimento la clip risale al maggio 2019. Tra questi «scienziati» troviamo personaggi come Riina Bray: «La mia clinica sta già valutando i pazienti di tutto l’Ontario che sono sensibili alle radiazioni a microonde dei loro dispositivi wireless – avrebbe affermato -, inclusi telefoni cellulari, Wi-Fi e un numero crescente di elettrodomestici intelligenti […] Ci aspettiamo che il 5G si aggiunga a questo onere». Secondo Anthony Miller, un altro protagonista presentato come professore emerito dell’Università di Toronto, «molti scienziati in tutto il mondo ora credono che le radiazioni a radiofrequenza dovrebbero essere elevate a cancerogene umane di classe uno, sullo stesso livello delle sigarette, dei raggi X e dell’amianto».

Sul fatto che la pericolosità della rete 5G sia non dimostrata avevamo trattato in precedenti articoli, per esempio qui e qui. Di fatto non si conoscono decessi collegati con certezza alle onde elettromagnetiche dei dispositivi wireless. Al contrario – con buona pace di Miller -, sono noti i casi correlati al fumo di sigaretta e al contatto con l’amianto. La convinzione che esista una patologia correlata al 5G ha portato anche a considerare la pandemia di Covid-19 o i vaccini un modo per mascherarla.

Non si conosco patologie collegate al 5G

I colleghi di Lead Stories hanno analizzato le principali affermazioni espresse durante la conferenza di Toronto in un articolo dell’ottobre 2021. Bray parla di una sintomatologia che include «mal di testa, affaticamento, ridotta capacità di concentrazione, acufene, irritabilità e insonnia», oltre a problemi «al sistema nervoso e al cuore». Si tratta però di sintomi, che in assenza di dati sulla storia clinica dei pazienti possono indicare qualsiasi cosa. Ecco cosa riporta l’OMS:

Ad oggi, e dopo molte ricerche eseguite, nessun effetto negativo sulla salute è stato collegato in modo causale con l’esposizione alle tecnologie wireless. Le conclusioni relative alla salute vengono tratte da studi condotti sull’intero spettro radio ma, finora, sono stati condotti solo pochi studi alle frequenze che saranno utilizzate dal 5G.

Cosa dicono i principali studi

Non sussistono ragioni di pensare che i complottisti, dopo essersi sbagliati sulle precedenti generazioni fino al 4G, abbiano invece ragione sul 5G. Fisicamente le onde elettromagnetiche coinvolte non cambiano in maniera tale da metterci in allarme.

Secondo la Next Generation Mobile Networks Alliance (Ngmn Alliance) il 5G è uno standard di quinta generazione che permetterà un miglioramento sostanziale della qualità delle comunicazioni – spiegavamo in un precedente articolo -, l’obiettivo è quello di adottare lo standard in tutto il Mondo.

Le onde elettromagnetiche dei dispositivi mobili – comprese le microonde, come quelle degli omonimi forni elettrici – non sono ionizzanti, come quelle emanate dalle sostanze radioattive. Tutto ha origine da una pessima interpretazione di quanto riporta lo Iarc, che classifica nella sua tabella le onde elettromagnetiche nel gruppo 2B, assieme ad altre 284 sostanze che possono tranquillamente trovarsi in commercio, perché non sono ritenute pericolose.

Sono due i principali studi usati per sollevare lo spauracchio del 5G: quelli dell’Istituto Ramazzini di Bologna e del National toxicology program (Ntp). Entrambi però non giungono a conclusioni significative. La ricerca sui campi elettromagnetici non è nuova. Si conoscono studi dagli anni ’60 a oggi. I ricercatori non hanno mai trovato alcuna evidenza significativa.

Conclusioni

Da sempre gli standard di di tecnologia mobile (di cui il 5G è solo l’ultima generazione), sono stati oggetto di attacchi, volti a sostenere la pericolosità delle onde elettromagnetiche non ionizzanti. Dagli anni ’60 a oggi nella letteratura scientifica non è mai emersa alcuna significativa evidenza della loro pericolosità, negli standard comunemente imposti dagli enti competenti.

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