Particelle di sostanze inquinanti trovate nei polmoni e nel cervello di bambini non ancora nati – Lo studio

Lo studio conferma che le sostanze inquinanti respirate dalle madri possono essere trasmessi ai bambini prima che nascano

Particelle tossiche presenti nell’inquinamento atmosferico sono state trovate nei polmoni, nel fegato, e nel cervello di bambini non ancora nati. I ricercatori hanno definito la scoperta «molto preoccupante» dal momento che la gestazione del feto è il periodo in cui gli esseri umani sono più vulnerabili. I residui della combustione sono stati trovati a migliaia in ogni millimetro cubo dei tessuti analizzati, riporta il Guardian. Lo studio, apparso su The Lancet, conferma dunque che le sostanze inquinanti respirate dalle madri possono essere trasmessi ai bambini prima che nascano. La correlazione si aggiunge a quelle già note, che evidenziano il legame dell’inquinamento con una maggiore frequenza di aborti spontanei, morti premature, e neonati sottopeso, oltre a problemi nello sviluppo cerebrale che si ripercuotono per tutta la vita.


Le particelle identificate sono composte principalmente di fuliggine derivante dalla combustione dei carburanti utilizzati nel trasporto, nei processi industriali e nel riscaldamento delle case. Lo studio è stato condotto su donne non fumatrici in aree relativamente poco inquinate del Belgio e della Scozia. «La cosa più preoccupante» – ha commentato il professore coautore della ricerca Paul Fowler dell’Università di Aberdeen- è che, poiché le particelle si trovano nel cervello, «è possibile che queste interagiscano nei sistemi di controllo degli organi e delle cellule del feto». Lo studio è stato rivisto anche dal professor Jonathan Grigg dell’Università Queen Mary di Londra e dai suoi collaboratori. Grigg, che per primo, nel 2018, aveva dimostrato che le sostanze inquinanti possono viaggiare fino alla placenta. «Non sappiamo cosa succede quando le particelle rimangono a lungo inn diverse parti del corpo rilasciando le loro sostanze chimiche», ha dichiarato l’uomo, definendo il fatto «molto preoccupante».


La pubblicazione

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Lancet Planetary Health e ha evidenziato anche una correlazione tra la durata e l’intensità dell’esposizione e il numero di particelle rilevate. 36 dei feti analizzati erano scozzesi. Le loro madri avevano deciso spontaneamente di interrompere le gravidanze tra la settima e la ventesima settimana di gestazione. Gli altri 60 analizzati erano bambini appena nati dai quali è stato prelevato il sangue del cordone ombelicale.

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