Fmi, orizzonte nero per Italia e Ue: «Lo shock sull’energia non è di passaggio: il peggio deve ancora venire»

Nel 2023, l’Italia rischia una contrazione del Pil e un forte aumento della disoccupazione. Scende invece il debito pubblico

Crisi energetica, spinte inflazionistiche e conflitto in Ucraina. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, ci sono «nubi di tempesta» che si addensano sull’economia mondiale. Se il 2022 è stato un anno difficile, il 2023 rischia di esserlo ancora di più. Oggi l’ente ha pubblicato le nuove stime per il prossimo anno e il capo economista Pierre-Olivier Gourinchas ha lanciato un avvertimento: «Il peggio deve ancora venire». Le stime del Fmi per l’Italia non fanno ben sperare. Dopo il +6,6% registrato nel 2021, il Pil italiano dovrebbe segnare una crescita del 3,2% a fine anno, 0,2 punti percentuali in più rispetto alle stime di luglio. Preoccupano, però, le previsioni per il prossimo anno. Nel 2023, il Fondo stima una contrazione dell’economia dello 0,2%. A risentire di questo scenario è anche il mercato del lavoro. Dopo un calo del tasso di disoccupazione dal 9,5% del 2021 all’8,8% del 2022, il prossimo anno la situazione potrebbe tornare ad aggravarsi. Secondo il Fmi, nel 2023 la disoccupazione in Italia tornerà al 9,4%. Le uniche notizie positive riguardano il debito pubblico: il Fondo monetario internazionale stima che calerà dal 150,9% del Pil nel 2021 al 147,2% nel 2022. Mantenendo questo trend, si stima che il debito possa scendere ulteriormente, raggiungendo il 142,5% entro il 2027.


Lo scenario in Europa e nel mondo

Non se la passano meglio neanche Francia e Germania, su cui continua a pesare – come nel caso dell’Italia – la crisi energetica. Il Fondo monetario internazionale stima che il Pil di Berlino segnerà un -0,3% il prossimo anno, dopo essere cresciuto dell’1,5% nel 2022. La Francia, invece, dovrebbe crescere del 2,5% entro fine anno, per poi fermarsi a un modesto +0,7% nel 2023. Frena anche il resto dell’Europa, con la Gran Bretagna che crescerà dello 0,3% il prossimo anno (-0,2% rispetto alle stime di luglio) e la Spagna che segnerà un +1,2% (-0,8% rispetto alle ultime previsioni). «La crisi energetica, soprattutto in Europa, non è uno shock transitorio», spiega il capo economista Gourinchas. Tra gli altri effetti della guerra in Ucraina si segnalano poi «una più debole fiducia dei consumatori» e un «rallentamento dell’attività manifatturiera».


Allargando lo sguardo all’economia mondiale, l’Fmi ha confermato una crescita del Pil del 3,2% per il 2022. Il prossimo anno, però, l’aumento sarà solo del 2,7% e «più di due terzi dell’economia globale si contrarrà, mentre le tre maggiori economie – Usa, Cina e Unione Europea – continueranno lo stallo». A pesare è soprattutto il rallentamento della crescita economica della Cina, passata dal +8,1% del 2021 al +3,2% di quest’anno. Si contrae meno delle attese l’economia russa, nonostante il -21,8% nel secondo trimestre del 2022. Secondo le stime del Fmi, quest’anno il Pil di Mosca calerà del 3,4% rispetto al 2021 e nel 2023 segnerà un -2,3%. (in aumento di cinque punti percentuali rispetto alle ultime stime).

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