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Pensioni, quattro strade per la riforma: quota 41 con 61-62 anni di età, Opzione Uomo o penalizzazione

24 Ottobre 2022 - 06:12 Redazione
marina calderone pensioni riforma quota 41 opzione uomo
marina calderone pensioni riforma quota 41 opzione uomo
Il dossier presto sul tavolo della ministra Calderone. Nel 2023 in scadenza l'Ape Social

Una «quota 41» con 61 o 62 anni di età o una versione flessibile con la nascita di Quota 103. Oppure l’Opzione Uomo con ricalcolo contributivo dell’assegno. Infine, l’uscita a 62 anni con penalizzazione retributiva fino ai 66. Sono queste le quattro ipotesi a cui guarda il governo Meloni per la riforma delle pensioni. Il dossier arriverà presto sul tavolo della ministra del Lavoro Marina Calderone. Mentre i sindacati premono per una soluzione entro la fine dell’anno. Perché altrimenti scatterebbe il ritorno della Legge Fornero in versione integrale. E dall’altra parte Bruxelles continua a vigilare. Per verificare la compatibilità delle nuove soluzioni con i conti pubblici. Mentre nel 2023 scadrà anche l’Ape Sociale che consente l’uscita a 63 anni per i lavori gravosi.

Quattro opzioni per una riforma

A riepilogare le quattro strade per il superamento della Legge Fornero è oggi Il Sole 24 Ore. Secondo il quotidiano le opzioni allo studio sono:

  • Quota 41 con vincolo d’età: l’obiettivo di Quota 41 tout court è nelle proposte della Lega e dei sindacati ma è di difficile attuazione a causa dei costi; per questo i 41 anni di contributi potrebbero essere affiancati da un vincolo di età che potrebbe essere fissato a 61 o 62 anni. Così nascerebbe una Quota 102 o 103 di fatto;
  • Quota 102-103 ma flessibile: una soluzione intermedia è quella di richiedere requisiti non rigidi ma elastici. La soglia rimarrebbe a 61 o 62 anni;
  • Opzione Uomo con 62-63 anni: sarebbe l’estensione di Opzione Donna anche agli uomini; ma rispetto ai 58-59 anni di partenza si andrebbe da 61-62;
  • l’uscita con penalizzazione: è la proposta di FdI: consente l’uscita dal lavoro a 62 anni con 35 di contributi e penalità nella fetta retributiva prima dei 66 anni fino all’8% del totale.

In un’analisi diffusa a maggio scorso dalla Fondazione studi dei Consulenti del lavoro, categoria di cui la neoministra Calderone era al vertice, si fa riferimento ad una Quota 100 o 102 «flessibile», una condizione che dovrebbe consentire l’uscita dei lavoratori di età compresa tra i 61 ed i 66 anni con almeno 35 anni di contributi. Di questa soluzione, secondo lo stesso studio, potrebbe fruire una platea di 470 mila lavoratori a cui verrebbe evitato lo scalone della legge Fornero.

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