Pensioni, quattro strade per la riforma: quota 41 con 61-62 anni di età, Opzione Uomo o penalizzazione

Il dossier presto sul tavolo della ministra Calderone. Nel 2023 in scadenza l’Ape Social

Una «quota 41» con 61 o 62 anni di età o una versione flessibile con la nascita di Quota 103. Oppure l’Opzione Uomo con ricalcolo contributivo dell’assegno. Infine, l’uscita a 62 anni con penalizzazione retributiva fino ai 66. Sono queste le quattro ipotesi a cui guarda il governo Meloni per la riforma delle pensioni. Il dossier arriverà presto sul tavolo della ministra del Lavoro Marina Calderone. Mentre i sindacati premono per una soluzione entro la fine dell’anno. Perché altrimenti scatterebbe il ritorno della Legge Fornero in versione integrale. E dall’altra parte Bruxelles continua a vigilare. Per verificare la compatibilità delle nuove soluzioni con i conti pubblici. Mentre nel 2023 scadrà anche l’Ape Sociale che consente l’uscita a 63 anni per i lavori gravosi.


Quattro opzioni per una riforma

A riepilogare le quattro strade per il superamento della Legge Fornero è oggi Il Sole 24 Ore. Secondo il quotidiano le opzioni allo studio sono:


  • Quota 41 con vincolo d’età: l’obiettivo di Quota 41 tout court è nelle proposte della Lega e dei sindacati ma è di difficile attuazione a causa dei costi; per questo i 41 anni di contributi potrebbero essere affiancati da un vincolo di età che potrebbe essere fissato a 61 o 62 anni. Così nascerebbe una Quota 102 o 103 di fatto;
  • Quota 102-103 ma flessibile: una soluzione intermedia è quella di richiedere requisiti non rigidi ma elastici. La soglia rimarrebbe a 61 o 62 anni;
  • Opzione Uomo con 62-63 anni: sarebbe l’estensione di Opzione Donna anche agli uomini; ma rispetto ai 58-59 anni di partenza si andrebbe da 61-62;
  • l’uscita con penalizzazione: è la proposta di FdI: consente l’uscita dal lavoro a 62 anni con 35 di contributi e penalità nella fetta retributiva prima dei 66 anni fino all’8% del totale.

In un’analisi diffusa a maggio scorso dalla Fondazione studi dei Consulenti del lavoro, categoria di cui la neoministra Calderone era al vertice, si fa riferimento ad una Quota 100 o 102 «flessibile», una condizione che dovrebbe consentire l’uscita dei lavoratori di età compresa tra i 61 ed i 66 anni con almeno 35 anni di contributi. Di questa soluzione, secondo lo stesso studio, potrebbe fruire una platea di 470 mila lavoratori a cui verrebbe evitato lo scalone della legge Fornero.

Leggi anche: