Bollette, condono, pensioni, bonus: il primo decreto di Giorgia Meloni e la via stretta fino alla legge di bilancio

La priorità è l’energia. Finanziata con la pace fiscale. Poi sarà il momento della manovra. Con le modifiche per reddito di cittadinanza e Superbonus

Prima il giuramento, poi il rito della campanella. Infine, il consiglio dei ministri. Dove Giorgia Meloni e il suo governo dovranno cominciare a discutere del primo decreto. La priorità è l’energia. Anche se non è detto che si parta subito con un provvedimento del Cdm, visto che la proroga degli aiuti a famiglie e imprese fino alla fine dell’anno potrebbe anche arrivare con un maxi-emendamento al decreto Aiuti Ter. Ed ospitare anche la “pace fiscale” sulle cartelle fino a 3 mila euro. Poi arriverà l’aggiornamento della Nadef e infine la legge di bilancio. Dove invece dovrà trovare spazio il mantenimento delle promesse del centrodestra in campagna elettorale. Ovvero la flat tax, la riforma delle pensioni, il taglio del cuneo fiscale. La nuova premier e il suo ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti dovranno però sin da subito prendere una decisione sullo scostamento di bilancio.


Dove trovare i soldi

A chiedere di fare debito (possibilmente spiegando ai mercati che la scelta arriva per l’inazione di Bruxelles) è stato di recente anche il presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Perché finora il governo Draghi ha speso 66 miliardi in aiuti a famiglie e imprese. E il conto totale di quelli in scadenza ammonta a quasi venti miliardi. Una parte, come ha deciso il Consiglio Europeo, si potrà prendere dai fondi non spesi. Un’altra parte sarà ereditata dal “tesoretto” lasciato da Mario Draghi a Palazzo Chigi. Ma per il resto bisognerà reperire fondi il prima possibile. Per questo arriverà la maxi-sanatoria delle cartelle esattoriali. Un “saldo e stralcio” per quelle fino a 3 mila o 3.500 euro. Con il versamento del 20% del debito e la cancellazione del restante 80%. Oppure con pagamento dell’intera imposta maggiorata del 5% in sostituzione di sanzioni e interessi.


Caccia a 35 miliardi

Questo potrebbe contribuire a finanziare gli altri interventi annunciati nei giorni precedenti. Ovvero la rateizzazione del conto dell’energia per i più poveri. In rampa di lancio c’è anche un bonus per dipendenti, autonomi e pensionati nel mese di dicembre. Secondo una stima della Cgia di Mestre soltanto per il primo decreto il nuovo governo dovrebbe trovare entro il prossimo 31 dicembre almeno 35 miliardi di euro per dimezzare gli aumenti di costo in capo a famiglie e imprese previsti nel 2022. Che ammontano complessivamente a 70 miliardi di euro. Ai 30 miliardi di euro già preventivati si devono aggiungere 5 miliardi per estendere anche al prossimo mese di dicembre gli effetti contro il rincaro delle bollette introdotti con il decreto Aiuti ter.

La legge di bilancio, il reddito di cittadinanza, il superbonus

La legge di bilancio 2023 è la maxi-tappa successiva. Dovrà rinnovare i sostegni per il primo trimestre dell’anno. E già questo potrebbe assorbire 20 miliardi. Poi il governo Meloni dovrà prendere una decisione sulle pensioni. Bisogna finanziare la rivalutazione degli assegni, già in parte assolta da Draghi. E questo potrebbe portare via altri 8-10 miliardi. E, soprattutto, l’esecutivo deve decidere cosa fare con la Legge Fornero. L’esecutivo potrebbe varare una Quota 41 che consenta di uscire dal lavoro con un meccanismo simile a quello arrivato nel 2018. Il piano di FdI prevede il ritiro dal lavoro a 58 anni. Nel programma elettorale di Fratelli d’Italia si prometteva il taglio del cuneo fiscale. Anche questo servirà a mettere in tasca più soldi ai dipendenti. Ma il costo di un 2 punti percentuali ammonta a 4,5 miliardi. In salita invece la strada per la flat tax. La Lega vuole estenderla alle Partite Iva fino a 100 mila euro di fatturato. E nella voce uscite bisogna contare anche il rinnovo dei contratti pubblici. Nel capitolo entrate, oltre ai fondi di coesione si potrebbe risparmiare qualcosa dalle modifiche annunciate al reddito di cittadinanza e al Superbonus 110%.

Le prossime tappe

Sempre sulle pensioni, è verosimile anche una proroga delle misure come Quota 102, Ape Sociale, Opzione Donna. Ma un’altra ipotesi prevede il varo di Opzione Uomo o di Opzione Tutti: ovvero soluzioni più strutturali di uscita fino a 63 anni con penalizzazione sull’importo del ritiro fino al raggiungimento dell’età effettiva. Intanto il tempo stringe. Il 26 ottobre la commissione speciale costituita per l’esame del decreto legge Aiuti Ter alla Camera inizierà l’esame del testo, che approderà in Aula il 7 novembre. Lo spazio per un emendamento-monstre in teoria c’è. Mentre è scontato che dopo l’emanazione del decreto Aiuti Ter il governo debba varare una Nota di Variazione del Def (Nadef). Poi arriverà la Legge di Bilancio. Che va approvata definitivamente dal Parlamento entro il 31 dicembre.

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