Ora è Confindustria a chiedere lo scostamento di bilancio a Giorgia Meloni (e a Draghi): «Più deficit per le bollette o rivolta sociale»

Il presidente degli industriali all’attacco dell’Europa. E consiglia al governo di fare debito dando la colpa a Bruxelles

Qualche giorno fa Mario Draghi si era retoricamente chiesto cosa avrebbe dovuto fare Giorgia Meloni sulle bollette dopo che la Germania aveva varato il suo fondo da 200 miliardi senza aspettare l’Europa. Oggi il presidente di Confindustria Carlo Bonomi risponde alla domanda in un’intervista a La Stampa. E lo fa prendendo decisamente posizione a favore dello scostamento di bilancio. Una scelta che la premier in pectore avrebbe voluto evitare, così come l’attuale inquilino di Palazzo Chigi. Ma spendere in deficit sembra adesso l’unica soluzione per evitare un autunno caldo. E adesso il governo si trova davanti a un bivio: procedere con i sostegni per le aziende. Sperando di trovare un accordo con l’Unione Europea nell’ultimo vertice del 20-21 ottobre. Oppure lasciare la patata bollente in mano all’esecutivo che gli succederà.


La spesa in deficit unica soluzione

Nel colloquio con Marco Zatterin il patron degli industriali chiede un nuovo scostamento di bilancio. Ovvero maggiore deficit. Perché sulle bollette e sul price cap, dice Bonomi, «l’Europa non sta dimostrando la stessa condivisione di intenti della crisi pandemica. Sono otto mesi che Draghi cerca di cucire a Bruxelles una opzione coordinata. Ma per veti nazionali, l’Europa solidale dell’energia non è ancora nata». Per tamponare la situazione il governo Draghi ha sfruttato le maggiori entrate fiscali dovute al rimbalzo dell’economia: «Ora il rimbalzo è finito. L’economia rallenta. Il prossimo governo, se non potrà contare sulla solidarietà europea per frenare la bolletta energetica, e non avendo entrate fiscali in crescita, dovrà ricorrere ad altre risorse». L’Europa, è il ragionamento di Bonomi, avrebbe dovuto rispondere con «il tetto al prezzo del gas e un Next Generation Eu per l’energia come si è deciso per il Covid».


Ma siccome non lo sta facendo, allora «l’Italia sarà a un bivio: salvare industria e famiglie per salvare il Paese oppure finire in una profonda crisi sociale». Come? «Nel caso, si dovrebbe partire da un punto fermo. Il governo non dovrebbe annunciare unilateralmente altro debito, dovrebbe presentare in Europa e ai mercati la decisione dicendo “non siamo noi che vogliamo fare debito, è l’Europa che non fa l’Europa. Perché se ogni membro fa a modo suo si rompe il mercato unico”. Non si può condividere tutti la scelta politica delle sanzioni alla Russia, ma non i loro effetti». Lo scostamento di bilancio ha diviso Lega e Fratelli d’Italia nel centrodestra fin dalla campagna elettorale. Matteo Salvini lo ha chiesto a più riprese, Meloni & Co. hanno sempre detto di no. Perché avrebbe gravato sui conti pubblici. E perché forse dalle parti di FdI si aspettavano una soluzione dall’Ue e da SuperMario.

Il quarto decreto bollette

Intanto il governo è al lavoro sul quarto decreto bollette. Servirà solo a prorogare le misure in scadenza e l’esecutivo lavora in tandem con la nuova maggioranza. Oggi è in programma un Consiglio dei Ministri che potrebbe anticipare alcune misure. Si discute di un provvedimento da 10 miliardi di euro. Tutti finanziati dall’extragettito. Si lavora alla conferma del bonus 200 euro per le famiglie in difficoltà. Ci saranno gli sconti fiscali per le imprese con il credito d’imposta. E a una rateizzazione sia per le imprese che per le famiglie in difficoltà. Il decreto bollette quater porterà anche gli sconti sulle accise del carburante. Mentre per gli altri contenuti si attende l’Ue. E le decisioni sul price cap. Che potrebbero portare in dote, è il ragionamento, anche i soldi per varare misure più generose. Mentre sulla legge di bilancio, la linea è che ospiterà il taglio del cuneo fiscale (va rifinanziato anche quello di Draghi). E l’aumento della flat tax per le partite Iva, con la soglia spostata a 100 mila euro.

Chi soffia sul fuoco

Ma nel frattempo, spiega oggi Repubblica, il vecchio e il nuovo governo dovranno guardarsi da chi soffia sul fuoco. Ovvero dagli stessi protagonisti che lo facevano all’epoca del lockdown per la pandemia. La galassia No vax e neofascista sta già alimentando le proteste contro il caro-energia nelle piazze italiane. Tra putiniani, forconi e ristoratori si vedono facce molto simili a quelle dell’assalto alla Cgil. Per questo si pensa a nuove proposte per evitare il diffondersi del malcontento. Una di queste è quella di chiedere alle società di gestione dell’energia di non procedere ai distacchi dei morosi. Anche perché secondo l’ufficio studi di Confesercenti gli italiani nella sola seconda metà del 2022 hanno perso 12,1 miliardi di potere d’acquisto. Ovvero circa 470 euro in meno a famiglia in soli sei mesi. Il peggioramento è dovuto agli aumenti dei prezzi dell’energia, che si scaricheranno sulle bollette autunnali. Portando l’incremento dei prezzi ai livelli massimi dell’anno. L’inflazione media dei prossimi tre mesi sarà almeno al 9,1%. E questo avrà impatto su consumi e risparmi.

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