Camorra e usura a Napoli, un carabiniere indagato per corruzione: avrebbe ricevuto 5mila euro ogni mese dai clan

Nel giro di usura scoperto dagli inquirenti era finito anche l’ex calciatore del Napoli Giuseppe Bruscolotti, a cui il gruppo Volpe prestava soldi con un tasso «benevolo» del 20%

Si chiama Giuseppe Bucolo e ha 56 anni il carabiniere, un luogotenente originario di Catania, arrestato stamattina a Napoli. Insieme ad altre undici persone – dieci delle quali destinatarie di misure di custodia cautelare – Bucolo avrebbe dato vita a un giro di usura, che ha tra le vittime anche l’ex calciatore e capitano del Napoli Giuseppe Bruscolotti. Il reato contestato al militare dell’Arma è quello della corruzione, mentre l’ordinanza del giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Napoli ipotizza i reati di usura, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione illegale di armi comuni da sparo. Gli indagati sono accusati anche di aver favorito il clan Baratto-Volpe, che opera nel quartiere di Fuorigrotta e rientra nella sfera di influenza dell’Alleanza di Secondigliano. Durante le indagini sono emersi nove casi di usura, commessi nei confronti di esercenti di attività imprenditoriali. Gli indagati applicavano tassi di interesse variabili tra il 25% ed il 40%.


«Bucolo fece sparire la pistola usata per sparare contro i suoi colleghi»

Secondo gli inquirenti, Bucolo avrebbe intascato per anni le mazzette dei vari gruppi camorristici della zona. Tra il 2005 e il 2007, avrebbe percepito circa 5mila euro al mese dalle mani di un esponente di spicco del gruppo camorristico Puccinelli del Rione Traiano per fornire informazioni riservate sulle indagini. Non solo: secondo la procura di Napoli, Bucolo avrebbe anche omesso e ritardato i controlli e sequestri di droga nei confronti di alcuni affiliati alla famiglia Puccinelli. Prima ancora di questi fatti, tra il 2003 e il 2006, il militare dell’Arma avrebbe intascato denaro anche dal collaboratore di giustizia Gennaro Carra, ex esponente di spicco del clan Cutolo, e – tra il 2005 e il 2021 – da Antonio Volpe, assassinato lo scorso anno in agguato. Oltre a Bucolo ci sarebbe poi un altro carabiniere indagato, che – secondo gli investigatori – avrebbe aiutato i clan della zona a eludere controlli e indagini. Il pentito Gennaro Carra ha raccontato che la pistola usata da Raffaele Rende contro i poliziotti di Fuorigrotta fu fatta sparire proprio da Bucolo. «Andai dal Volpe per reclamare la mia arma ma questi mi raccontò di averla affidata al Bucolo – racconta il collaboratore di giustizia – Io mi stupii che un carabiniere potesse arrivare a tanto, visto che quell’arma aveva sparato contro un poliziotto».


I tassi «benevoli» per Bruscolotti

Secondo le informazioni raccolte dagli inquirenti, il gruppo camorristico napoletano dei Volpe applicava anche interessi del 20% all’ex calciatore del Napoli Giuseppe Bruscolotti. Un tasso definito «benevolo», che per altri prestiti saliva fino al 40%. «Ricordo che una volta vidi Peppe Bruscolotti, l’ex calciatore del Napoli , nel “basso” di Volpe Antonio – ha raccontato Carra -. Dinanzi a me, Bruscolotti consegnò una busta al Volpe. Quando andò via, Volpe aprì la busta e iniziò a contare il denaro. La somma era 5mila euro. Chiesi spiegazioni al Volpe e mi disse che aveva prestato 140mila euro a Bruscolotti e questi restituiva 5mila al mese». In un colloquio intercettato dai carabinieri nel maggio 2020, Bruscolotti chiedeva al figlio di Antonio Volpe di rinviare un pagamento a causa delle difficoltà del proprio centro scommesse, rimasto chiuso durante il covid.

Leggi anche: