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Allarme Onu prima di Cop27, il report sul surriscaldamento globale: «Così andiamo incontro alla catastrofe climatica»

26 Ottobre 2022 - 16:36 Gianluca Brambilla
L'ultimo rapporto dell'agenzia per il clima delle Nazioni unite stima che la temperatura del pianeta aumenterà di 2,5°C entro la fine del secolo

Con gli impegni sul taglio alle emissioni di gas serra sottoscritti finora dai Paesi di tutto il mondo, la temperatura del pianeta aumenterà di 2,5°C entro la fine del secolo. Uno scenario che condannerebbe gli esseri umani al «collasso climatico». A suonare l’ennesimo campanello d’allarme è l’Unfccc, l’agenzia dell’Onu per il clima, che ha pubblicato oggi un rapporto sugli impegni sottoscritti da 193 Paesi con la firma dell’Accordo di Parigi del 2015. Il documento firmato allora – e considerato uno dei più ambiziosi – impegnava i Paesi membri dell’Onu a fare il necessario per contenere il riscaldamento globale «ben al di sotto» dei due gradi centigradi. I piani di azione climatica approvati finora dai vari governi, però, non sembrano sufficienti per raggiungere quell’obiettivo.

La data cruciale del 2030 e l’obiettivo «Net zero»

Il rapporto delle Nazioni Unite arriva a meno di due settimane dall’inizio della Cop27, l’annuale Conferenza delle parti che riunisce quasi tutti i Paesi del mondo in un vertice per il clima. Il documento rivela poi un altro dato importante: dei 193 Stati che hanno firmato la dichiarazione finale della Cop26 lo scorso anno, soltanto 26 hanno aggiornato i propri impegni per il clima. «Non stiamo guardando abbastanza lontano e non stiamo agendo abbastanza velocemente», ha commentato Simon Stiell, segretario esecutivo della Convenzione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici. «Non siamo affatto vicini alla riduzione necessaria per metterci sulla buona strada per l’aumento di 1,5°C – ha aggiunto – I governi nazionali devono fissare nuovi obiettivi ora e attuarli nei prossimi otto anni». L’orizzonte temporale più importante per gli impegni climatici resta infatti il 2030. Il rapporto pubblicato oggi dall’Onu mostra che nei prossimi otto anni, in assenza di nuovi interventi, le emissioni globali di gas serra aumenteranno del 10,6% rispetto ai livelli del 2010. Si tratta di un leggero miglioramento rispetto alle valutazioni dello scorso anno (quando si ipotizzava un aumento del 13,7%), ma non abbastanza per evitare alcune delle conseguenze più tragiche dei cambiamenti climatici.

A partire dal 2030, poi, le emissioni dovrebbero smettere di crescere. A quel punto la vera sfida sarà raggiungere il famoso obiettivo «Net zero», ossia l’azzeramento delle emissioni nette di gas serra. Diversi Paesi, tra cui l’Unione Europea, si sono impegnati a raggiungere questo target entro il 2050. Di fatto, però, c’è ancora molta strada da fare per centrare l’obiettivo. Per questo l’aggiornamento degli impegni sulla decarbonizzazione sarà uno dei temi centrali della prossima conferenza dell’Onu sul clima, che si terrà a Sharm el-Sheik, in Egitto, dal 6 al 18 novembre. «Non si tratta di semplici parole scritte su pezzi di carta, ma di fare concretamente qualcosa – ha sottolineato Stiell – Abbiamo bisogno di un contributo maggiore anche da parte del settore privato e degli enti non statali».

Wmo: «Nel 2021 nuovo record per i gas serra in atmosfera»

Nel frattempo, a suonare l’allarme è anche l’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo). Secondo l’ultimo rapporto, pubblicato oggi, i livelli in atmosfera dei tre principali gas serra (anidride carbonica, metano e diossido di azoto) hanno raggiunto nuovi record nel 2021. La CO2 è arrivata a 415,7 parti per milione (ppm), il metano a 1.908 parti per miliardo (ppb) e il diossido di azoto a 334,5 parti per miliardo. I valori segnano rispettivamente un aumento del 49%, del 162% e del 24% rispetto ai livelli pre-industriali. L’aumento registrato nella percentuale di CO2 tra il 2020 e il 2021 è il più alto degli ultimi 10 anni, mentre la concentrazione di metano nell’atmosfera ha segnato l’aumento più significativo degli ultimi quattro decenni.

Foto di copertina: EPA / Jeffrey Arguedas | Una contadina alle prese con le conseguenze del cambiamento climatico in Costa Rica

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