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Perché Giorgia Meloni dice che la moneta elettronica è privata e un regalo alle banche (e quale soluzione propone la Bce)

giorgia meloni moneta elettronica privata
giorgia meloni moneta elettronica privata
La premier ha sollevato un problema ben noto nel dibattito tra le banche centrali. Ma una soluzione è stata proposta da Fabio Panetta. Ovvero dall'uomo che lei voleva come ministro dell'Economia

Durante la sua replica in Senato ieri la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha difeso la scelta sul tetto al contante sostenendo che «l’unica moneta legale sono le banconote, la moneta elettronica è privata». E aggiungendo che «imporre agli italiani l’utilizzo quasi esclusivo della moneta elettronica non è soltanto un macroscopico e illegittimo regalo alle banche e alle finanziarie che vendono questo tipo di servizio. Ma è potenzialmente un rischio per il risparmio del cittadino». La frase della premier è interessante in primo luogo perché entra all’interno di un dibattito che finora è stato appannaggio quasi esclusivamente delle banche centrali. E in secondo luogo perché c’è una soluzione al problema che la stessa Meloni ha posto che viene dalla Banca Centrale Europea. Più precisamente, arriva dal membro del board Fabio Panetta. Ovvero l’uomo che la stessa Meloni voleva al ministero dell’Economia nel suo governo.

La moneta a corso legale

Attualmente la moneta (contante) che utilizziamo è infatti il frutto del duopolio tra Banca Centrale e banche commerciali. La prima emette quella che per semplicità possiamo chiamare “moneta fisica“. Le seconde invece quella che potremmo chiamare, sulla scorta di un intervento di Sir Jon Cunliffe, vicegovernatore della Bank of England, moneta digitale. L’economista spiega che la maggior parte del denaro detenuto e utilizzato dalle persone nel Regno Unito oggi non è «denaro pubblico» fisico, emesso dallo stato, ma moneta privata digitale emessa da banche commerciali. Circa il 95% dei fondi detenuti dalle persone che possono essere utilizzati per effettuare pagamenti sono ora appannaggio di depositi bancari anziché dei contanti. Nell’uso quotidiano, aggiunge Cunliffe, solo il 23% dei pagamenti prima della pandemia in Gran Bretagna veniva effettuato utilizzando denaro pubblico sotto forma di contanti, rispetto a quasi il 60% di un decennio prima. Cunliffe si chiede provocatoriamente se quindi abbiamo ancora bisogno di una moneta “pubblica”, visto che il denaro contante sta diventando una frazione sempre più piccola di quello utilizzato.

La soluzione dell’euro digitale

Nella sua lectio cooperativa intitolata “Il presente e il futuro della moneta nell’era digitale” pubblicata sul sito della Banca Centrale Europea anche Panetta affronta questa tematica. «La moneta e i pagamenti sono anch’essi in rapida trasformazione. Stanno emergendo strumenti innovativi. Se fino a pochi anni fa il contante era pressoché l’unico modo per concludere immediatamente una compravendita, oggi utilizziamo abitualmente forme di moneta digitale privata quali bonifici online, carte di pagamento, applicazioni su smartphone o smartwatch. Si tratta di cambiamenti che investono direttamente il ruolo delle banche centrali», spiega l’economista. Il quale poi propone una via per risolvere questa dicotomia: far emettere alla Bce una forma di euro digitale.

«L’euro digitale sarebbe una moneta sovrana offerta dalla BCE sotto forma elettronica, utilizzabile da chiunque – famiglie, imprese, commercianti – per effettuare o ricevere pagamenti al dettaglio ovunque nell’area dell’euro. Esso fornirebbe ai cittadini i medesimi servizi che oggi essi ottengono dalle banconote cartacee, ossia l’accesso a uno strumento di pagamento sicuro, privo di costi, di facile utilizzo, accettato da tutti. L’euro digitale si affiancherebbe alle banconote, senza sostituirle.

Permetterebbe ai cittadini un accesso più ampio e agevole ai pagamenti elettronici, promuovendo l’inclusione finanziaria. A differenza del contante, esso potrà essere utilizzato non solo per scambiare denaro tra persone o per gli acquisti presso gli esercizi commerciali, ma anche per le spese online. Essendo una passività della banca centrale, l’euro digitale non avrebbe alcun rischio – di mercato, di credito, di liquidità – come le banconote».

Insomma, è vero quello che dice Meloni sul fatto che la moneta elettronica fa guadagnare i privati. Anche se è una semplificazione definirla come privata. Ma la soluzione potrebbe essere più semplice e senza controindicazioni rispetto all’innalzamento del tetto al contante. E a proporla è la persona che lei voleva come ministro dell’Economia. Una decisione della Bce poi avrebbe influenza non solo sull’Italia ma su tutta l’area euro.

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