Como, i carabinieri fanno irruzione nella caserma in cui Antonio Milia ha ucciso il collega. Liberi e illesi gli ostaggi

L’intervento dei reparti speciali. La trattativa andata avanti tutta la notte

I carabinieri hanno fatto irruzione nella caserma di Asso in provincia di Como, dove Antonio Milia era asserragliato dopo aver sparato al comandante Doriano Furceri. Furceri è stato trovato morto. Rai News24 dice che il militare sarebbe uscito zoppicando prima di essere preso in consegna dai colleghi. Antonio Milia, il brigadiere dei carabinieri che ha sparato al comandante Doriano Furceri ad Asso nel comasco uccidendolo, era asserragliato in caserma dalla tarda serata di ieri. Un mediatore ha trattato tutta la notte con lui. Gli ostaggi sono liberi e illesi. Erano una donna carabiniere, che ha trascorso la notte chiusa in una camerata, in sicurezza, e delle famiglie degli altri militari, che si trovavano negli alloggi di servizio, a distanza dall’assalitore. Un carabiniere sarebbe lievemente ferito. Secondo una prima ricostruzione il team del Gis ha fatto irruzione con un’unità cinofila dopo una lunga negoziazione con Milia. Il brigadiere ha esploso un colpo alla vista del cane, ferendo in modo non grave al ginocchio uno dei carabinieri. L’uomo è stato soccorso e medicato. Il brigadiere sarà interrogato nelle prossime ore. Gli verrà contestato l’omicidio di Furceri e il tentato omicidio dell’altro carabiniere.


«L’ho ammazzato»

«L’ho ammazzato», avrebbe urlato il militare secondo alcuni testimoni dopo aver esploso almeno tre colpi di pistola. Un amico di Milia è riuscito a contattarlo ma l’uomo ha parlato poco e poi ha messo giù sostenendo di essere agitato. Un altro ha provato a chiamarlo «ma il telefono squilla a vuoto». I reparti speciali dell’Arma sono pronti a intervenire. Fuori dalla caserma ci sono militari e auto. Secondo Il Giorno Antonio Milia era rientrato in servizio dal 18 ottobre scorso. A gennaio era stato ricoverato nel reparto di psichiatria dell’ospedale Sant’Anna a Fermo della Battaglia. Aveva annunciato l’intenzione di commettere gravi atti di autolesionismo. Aveva passato un periodo di cura e poi di convalescenza. Poi aveva ricevuto l’idoneità per tornare in servizio senza limitazione di mansioni. Milia era andato in ferie dopo il rientro al lavoro. Tra un anno avrebbe conseguito l’anzianità per andare in pensione. Ieri, quando è andato in caserma, non era in servizio. Non si sa cosa si siano detti con Furceri e se ci siano legami tra lo sparo e i rapporti tra i due. Un collega che si trovava vicino alla stanza dice di non aver sentito nulla prima dello sparo e delle grida di doloro del carabiniere colpito.


Doriano Furceri, le scritte sui muri e il trasferimento

Il luogotenente Doriano Furceri è invece arrivato ad Asso a febbraio. È sposato e ha tre figli come Milia. Era stato per 17 anni comandante della stazione di Bellano in provincia di Lecco. Nel mese di dicembre 2021 alcune scritte anonime sui muri del paese lo accusavano di un presunto intrigo amoroso con più di una donna sposata. E minacciavano che i rispettivi mariti erano pronti a intervenire. Un’altra scritta accusava la moglie del comandante di avere una situazione lavorativa irregolare. Il comando provinciale di Lecco aveva spiegato che «i fatti che riguardano il comandante della stazione di Bellano sono al vaglio dell’autorità giudiziaria e sono anche oggetto di un’autonoma inchiesta avviata dall’Arma dei carabinieri per stabilire i contorni della vicenda e anche per valutare la sussistenza o meno dei requisiti per la permanenza del militare nell’attuale incarico o di un eventuale trasferimento altrove, vanno verificati i fatti anche a tutela dell’interessato». In seguito a questo, era poi scattato il trasferimento ad Asso.

Le condoglianze di Luzi

Il comandante generale dei carabinieri Teo Luzi ha fatto le condoglianze alla vittima della sparatoria ad Asso, garantendo «la massima trasparenza nell’accertamento dei fatti». Luzi ha fatto sapere che il brigadiere Antonio Milia era stato riammesso in servizio a seguito del giudizio di una Commissione Medico-Ospedaliera, ente sanitario esterno all’Arma, e dopo «copiosa» documentazione medico sanitaria di una struttura ospedaliera pubblica.

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