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Jeff Bezos, le accuse di razzismo dell’ex colf: «Turni da 14 ore, non potevo neanche andare in bagno»

03 Novembre 2022 - 16:52 Redazione
A fare causa al ceo di Amazon è Mercedes Wedaa, che ha lavorato per tre anni nella sua residenza di Seattle. La replica: «Ricostruzioni assurde»

Il fondatore e ceo di Amazon, Jeff Bezos, è stato accusato da una sua ex collaboratrice domestica di discriminazione razziale e cattive condizioni di lavoro. A fargli causa è stata Mercedes Wedaa, che ha lavorato per tre anni come domestica nella sua residenza a Seattle, negli Stati Uniti. Nel documento, depositato oggi al Tribunale di Seattle, la donna sostiene di aver lavorato per anni con turni giornalieri da 10-14 ore consecutive, spesso senza la possibilità di fermarsi per mangiare. Wedaa sostiene poi che nessun membro dello staff disponeva di un’area dedicata per il riposo o le pause. Una circostanza che avrebbe costretto i dipendenti a mangiare regolarmente nel locale lavanderia. La causa depositata dalla donna è indirizzata a Bezos e a due aziende – Zefram e Northwestern – che si occupano della gestione delle sue proprietà.

Le accuse di razzismo e l’odissea per andare in bagno

Tra le accuse formulate nella causa contro Bezos, Wedaa sostiene che il manager personale del fondatore di Amazon si comportasse in modo «aggressivo e violento» nei confronti suoi e degli altri dipendenti ispanici, mentre si dimostrava sempre «rispettoso ed educato» verso i domestici bianchi. Nei tre anni in cui ha lavorato come domestica di Bezos, la donna sostiene di aver avuto difficoltà persino ad andare in bagno. Ai dipendenti, infatti, sarebbe stato impedito l’accesso nella casa del ceo di Amazon, se non quando gli veniva richiesto di pulire una delle stanze. «Per circa 18 mesi, ogni volta che dovevano recarsi in bagno, la querelante e gli altri domestici erano costretti ad arrampicarsi dalla finestra del locale lavanderia – si legge nella causa contro Jeff Bezos depositata dalla donna al Tribunale di Seattle – A quel punto, dovevano correre lungo il corridoio delle sale meccaniche e poi scendere delle scale fino ad arrivare al bagno». A causa di questa situazione, prosegue il documento, diversi domestici avrebbero iniziato a soffrire frequentemente di infezioni al tratto urinario.

La difesa di Bezos

Sulla vicenda è intervenuto anche Harry Korrell, avvocato di Jeff Bezos: «Abbiamo approfondito le accuse e mancano di merito. Wedaa aveva uno stipendio annuale a sei cifre e lavorava come capo-governante». Per quanto riguarda la versione della donna sulle pause pranzo e per andare al gabinetto, i legali del ceo di Amazon specificano che «c’erano diversi bagni e locali dedicati al personale». Korrell ha poi rivelato che la donna avrebbe chiesto a Bezos un risarcimento di 9 milioni di dollari. «Quando l’azienda si è rifiutata, ha deciso di fare causa», ha spiegato il legale, bollando come «assurde» le accuse di discriminazione razziale.

Foto di copertina: EPA / MICHAEL REYNOLDS | Il fondatore e Ceo di Amazon, Jeff Bezos, a un convegno nel 2019

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