In Evidenza ENISiriaUSA
POLITICAGoverno MeloniImmigrazioneMatteo PiantedosiONGUnione europea

Migranti, la strategia di Piantedosi: richiesta d’asilo sulle navi delle Ong. «Ma così rischia di perdere la solidarietà europea»

giorgia meloni matteo piantedosi
giorgia meloni matteo piantedosi
Il ministro dell'Interno: solo dopo l'Italia concederà il porto sicuro per lo sbarco. Ma in Germania non piace: «Meloni decida se vuole fare la premier o la provocatrice»

I migranti che si trovano sulle navi delle Ong nel Mediterraneo chiedano asilo agli stati di bandiera. Poi l’Italia concederà il porto sicuro per lo sbarco. Questa è la strategia del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per vincere il braccio di ferro sui naufraghi. Ma per ora non sembra aver fatto breccia a Bruxelles. La Commissione europea – ha fatto sapere ieri una portavoce – «non è responsabile del coordinamento» delle azioni di salvataggio in mare ma «occorre sottolineare che è un obbligo morale e legale» per gli Stati membri salvare persone. Mentre quasi mille persone sulle navi Ocean Viking, Geo Barents e Humanity 1 sono sempre al largo della Sicilia, fuori dalle acque italiane, in attesa di un porto d’approdo. E da Berlino arrivano segnali precisi: «Meloni decida se vuole fare la premier o la provocatrice. Così rischia di perdere la solidarietà europea», fa sapere il responsabile immigrazione della Spd Lars Castellucci.

Il piano del ministro

Il piano del ministro, che somiglia pericolosamente ad altri falliti nel frattempo, prevede lo stop al place of safety. Il responsabile del Viminale ha fatto sapere che è emersa l’esigenza di un «cambio di strategia» che accomuna Italia, Spagna, Malta, Grecia e Cipro. Ovvero i cinque paesi che si trovano a dover affrontare gli sbarchi. Intanto ha risposto alla Germania recapitando a Berlino una richiesta di informazioni sulla domanda di protezione internazionale avanzata da 184 migranti a bordo dell’Humanity 1. La strategia di Piantedosi prevede che i naufraghi chiedano asilo a bordo perché così sarà lo Stato di bandiera a doversene fare carico. Intanto il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ribadito la posizione del governo incontrando la collega tedesca Annalena Baerbock: «Con un Paese amico e grande interlocutore come la Germania – ha spiegato – dobbiamo collaborare tantissimo. Poi, poi quando c’è da dare qualche messaggio, soprattutto sul tema dell’immigrazione, lo facciamo con determinazione, ma per garantire il rispetto delle regole. Abbiamo chiesto che le navi delle ong rispettino le regole europee quando salvano qualcuno in mare e poi chiedono di attraccare nei porti più vicini».

La soluzione di Bruxelles

Intanto Bruxelles indica una possibile soluzione. Ovvero quella di attivare il meccanismo di solidarietà volontario – firmato nel giugno scorso, 21 i Paesi aderenti – che può essere utilizzato anche per ridistribuire i migranti al momento bloccati sulle navi al largo dell’Italia. Che ha già usufruito del meccanismo: 38 candidati sono stati trasferiti in Francia e 74 in Germania nei mesi scorsi. Ma gli sbarchi registrati solo quest’anno sono 87 mila. E ieri un peschereccio con 456 persone a bordo è stato intercettato da una nave della Guardia di Finanza a 15 miglia dalla Calabria. 121 sono sbarcati a Lampedusa, altri 30 nella Sardegna Meridionale. Va segnalato – lo ricorda oggi La Stampa – che il progetto è stato sposato da 18 paesi. Rimangono fuori Polonia, Ungheria, Slovacchia, Austria, Danimarca, Lettonia, Estonia, Slovenia e Svezia. Tra questi ci sono paesi del blocco di Visegrad. E i primi due sono vicini proprio alla premier italiana. Il numero di richiedenti asilo che i paesi europei si sono impegnati a prendere in carico è di 8 mila. 3.500 li assicura proprio la Germania.

Premier o provocatrice?

E Lars Castellucci, vicepresidente della Commissione Interni del Bundestag e responsabile immigrazione della Spd, va all’attacco in un’intervista rilasciata a Repubblica. «La questione va risolta in modo permanente nell’Ue. Ma non serve a nulla criminalizzare le missioni di soccorso civili se non siamo disposti a istituire una nuova missione di soccorso europea», dice nel colloquio con Tonia Mastrobuoni. E ancora: «L’Italia non si illuda che la solidarietà le sia dovuta. Non è neanche nella top ten dei Paesi con più profughi accolti, in rapporto al numero di abitanti. E ha un numero di richieste di asilo inferiore alla media. Per fare un paragone: un milione di rifugiati dall’Ucraina sono già in Germania». Mentre Giorgia Meloni «deve decidere se vuole essere un primo ministro o una provocatrice. E la definizione “navi pirata” è cinica. Se non ci sono soccorsi, non si può accusare gli operatori umanitari di farsi carico di quel lavoro». Per Castellucci «va reimpostata la nostra cooperazione con i Paesi di transito. Ma ciò include una politica migratoria che sia sensata anche per l’Italia, che ha il tasso di natalità più basso di tutta l’Ue. I migranti del Nord Africa sono già ampiamente sfruttati in Italia per lavori tosti. Sono sfruttati e allo stesso tempo insultati come “clandestini”. E sono costretti a salire sui barconi anziché poter approfittare di un sistema che li assorba in modo regolato, ordinato, sicuro. Dobbiamo lavorarci».

Leggi anche:

Articoli di POLITICA più letti