I paletti di Kiev sulla pace, il consigliere di Zelensky: «In Russia vogliono la fine della guerra, ma loro non sono ancora pronti»

Secondo Mykhailo Podolyak, una vera trattativa di pace con Mosca potrà iniziare solo dopo la riconquista del Donbass e della Crimea da parte di Kiev

La Russia sarebbe sempre più vicina a negoziare una pace con l’Ucraina. Questa almeno l’ipotesi che si fa largo con insistenza negli ambienti della presidenza di Kiev. «Politicamente e psicologicamente, la Russia non è ancora matura per veri negoziati e ritiro delle truppe. Ma accadrà. Subito dopo la liberazione di Donetsk e Lugansk» ha affermato su Twitter Mykhailo Podolyak, consigliere di Volodymyr Zelensky. A suo dire, ora il sostegno alla guerra nella stessa Russia sta «rapidamente cadendo verso il basso». Tutti «dall’oligarca al calzolaio» si stanno formando l’opinione che «è ora di finirla». Una supposizione che arriva a distanza da poche ore da un controverso episodio che ha riguardato il filosofo ultranazionalista russo Aleksandr Dugin, da molti ritenuto l’ideologo di Vladimir Putin. A lui è stato infatti attribuito un messaggio su Telegram, eliminato subito dopo la pubblicazione, che dopo la riconquista di Cherson da parte dell’Ucraina attaccava il presidente russo. Il filosofo ha poi smentito, pubblicando un comunicato in cui parlava di «voci infondate» diffuse dall’Occidente. «Nessuno ha voltato le spalle a Putin – ha aggiunto -. Sia io sia tutti gli altri patrioti russi lo supportiamo incondizionatamente».


Ma le sorti della guerra non sono unicamente in mano a Mosca. Nell’esultare per la liberazione di Cherson, Zelensky non ha infatti perso occasione per ribadire che proseguiranno i combattimenti nelle altre aree in mano russa. «Non dimentichiamo nessuno – ha promesso – ,non lasceremo nessuno indietro. Accadrà lo stesso per le città di Genichesk e Melitopol. Verremo in tutte le nostre città e villaggi del Donbass. Vedremo sicuramente le forze ucraine tornare a far sventolare le bandiere ucraine in Crimea, e ce ne saranno centinaia per le strade il giorno della liberazione». 


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