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Il giallo del messaggio dell’ideologo di Putin dopo la disfatta a Cherson. Dugin precisa: «Addolorati, ma ribadisco il sostegno incondizionato»

12 Novembre 2022 - 21:58 Maria Pia Mazza
Aleksandr Dugin
Aleksandr Dugin
Il filosofo ultranazionalista russo, dopo la circolazione di un duro comunicato a lui attributo contro il presidente russo, ha scritto: «Ci accusano di chiederne le dimissioni. Ma a scanso di equivoci ribadisco che nessuno ha voltato le spalle al comandante in capo»

È giallo su un messaggio attribuito al filosofo ultranazionalista russo Aleksandr Dugin, noto ai più per essere “ideologo” e consigliere del presidente russo Vladimir Putin. Dugin è finito al centro delle polemiche dopo la diffusione di un messaggio su Telegram, eliminato subito dopo la pubblicazione, contenente un attacco nei confronti dello Zar a seguito della riconquista di Cherson da parte dell’Ucraina. In un post su Telegram attribuito a Dugin era possibile leggere che nelle autocrazie si dà «al sovrano pienezza assoluta dei poteri per salvarci tutti». Ciò significa «pieni poteri in caso di successo», ma anche «totalità delle responsabilità in caso di fallimento». E il messaggio, si precisava, non era però rivolte a Surovikin, capo delle operazioni militari in Ucraina: «Il colpo non è diretto a lui. È un colpo per voi-sapete-chi». In molti hanno ipotizzato che le parole, dunque, fossero un attacco al presidente russo, anche alla luce di un riferimento a una storia contenuta nel libro Il ramo d’oro di James Frazer, in cui il sovrano viene ucciso perché non è stato in grado di far piovere, causando dolore e morte nella popolazione a causa della siccità: «Se il sovrano si circonda di mer…, o se sputa sulla giustizia sociale, questo non è piacevole, ma è accettabile se il sovrano ci salva, altrimenti il suo destino è quello del “re della pioggia”».

E nel lungo messaggio si leggeva ancora: «Le condizioni dell’Occidente, di questa civiltà satanica, non saranno mai accettabili per Mosca. Questo significa che ci resta a disposizione il nostro arsenale di atomiche tattiche e strategiche. Questo è il punto finale. Quanto avvenuto non è semplicemente un tradimento: è un passo verso l’Armageddon». Il messaggio attributo al filosofo è però scomparso. E alcune ore dopo, sul canale ufficiale di Dugin, è comparso (e risulta tuttora leggibile, ndr) un altro lungo post, in cui il filosofo attacca l’Occidente che, a suo dire, «sta iniziando a mettere in giro voci infondate secondo cui io e i patrioti russi ci saremmo rivoltati contro Putin dopo la resa di Cherson e che, presumibilmente, ne stiamo chiedendo le dimissioni. Questa accusa è venuta fuori dal nulla, è ovvio che nessuno ci crederà».

«In qualsiasi caso, a scanso di equivoci, ribadisco che nessuno ha voltato le spalle a Putin – ha scritto ancora Dugin su Telegram -. Sia io sia tutti gli altri patrioti russi lo supportiamo incondizionatamente. Il dolore per la perdita di Cherson è una cosa, l’atteggiamento verso il comandante in capo è un’altra. Siamo fedeli a Putin e sosteniamo fino alla fine l’operazione militare speciale della Russia». Ma non solo. Dugin nel suo messaggio è tornato anche sull’allusione dell’uso dell’atomica presente nel messaggio eliminato a lui attributo: «L’Occidente non capisce che la Russia e Putin non capitoleranno in nessun caso. Mettere all’angolo la Russia è un suicidio per l’Occidente e per l’umanità. Ma dopo aver mobilitato la società spiritualmente e ideologicamente, ce la faremo senza armi nucleari».

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