Suicidi a Forlì, la lettera del capo de Le Iene: «Il servizio andava fatto, ma possiamo migliorare»

Primaonline pubblica una lunga lettera dell’autore tv Davide Parenti sulla vicenda di catfishing di cui si è occupata la sua trasmissione

«Il servizio sulla morte di Daniele andava fatto meglio, ma andava fatto. Al nostro editore, come ad altri, il servizio non è piaciuto, ed è legittimo. Quello che facciamo può non piacere, è migliorabile – siamo esseri umani. La nostra libertà di farlo non è negoziabile col gusto di una platea, per quanto ampia». Con una lunga lettera a Primaonline, Davide Parenti interviene sul caso del doppio suicidio a Forlì. Le Iene, di cui Parenti è autore e ideatore, ha raccontato la storia di Daniele, un ragazzo di 24 anni vittima di catfishing che si è tolto la vita dopo aver scoperto che quella che dietro l’identità di quell che credeva essere la sua fidanzata conosciuta online si nascondeva un uomo. Il programma di Italia 1 è poi andato a rintracciare il 64enne, che dopo quattro giorni dalla messa in onda del servizio si è tolto la vita. «In questi giorni tutto il gruppo che lavora a Le Iene è stato scosso da un fatto tragico, che ci addolora in modo profondo», spiega l’autore tv, che difende la scelta di parlare di questa storia: «La storia era chiaramente di pubblico interesse, perché svelava la perversione di un meccanismo molto diffuso, che fa leva sulla fragilità affettiva e psichica di chi ne cade vittima».


Parenti non nasconde che la vicenda ha scosso profondamente la redazione. «Non smettiamo di domandarci qual è il limite, come bilanciare il diritto a fare informazione su fatti importanti e il diritto alla privacy, anche quella di chi è responsabile di questi fatti», rivela Parenti, «accogliamo tutte le critiche. Guido il gruppo de Le iene da ventisei anni e da ventisei anni sono responsabile di ogni singolo minuto che va in onda». Su questo vicenda, ammette l’autore tv, «continuo a interrogarmi, così come le oltre cento persone che lavorano al programma. Con la nostra esperienza avremmo potuto essere più capaci di sentire chi avevamo di fronte». La lettera si conclude con una promessa: «A 65 anni ogni giorno ancora imparo che posso fare meglio. Alzeremo il livello di guardia, cambieremo alcune modalità di approccio ai fatti e alle persone. Non cambierà la nostra attenzione alla società, alla politica e la necessità di raccontarne storture e iniquità».


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