Dopo le condanne in primo e secondo grado, la corte di Cassazione ha azzerato le condanne nei confronti della maggior parte degli imputati al processo cosiddetto «Rimborsopoli» in Lombardia. Gli inquirenti avevano contestato ad alcuni politici del Pirellone di essersi fatti rimborsare con soldi pubblici pranzi, cene ed altre spese varie, per un totale di circa 3 milioni di euro in quattro anni. Secondo fonti legali citate dall’Ansa, dei circa 40 ex consiglieri regionali lombardi solo tre sono stati condannati definitivamente. Per tutti gli altri è intervenuta la prescrizione o sono state riqualificate le accuse e dichiarate prescritte. E così la Cassazione ha riqualificato l’accusa di peculato in indebita percezione di erogazioni pubbliche per una parte degli ex esponenti della politica lombarda e ha dichiarato per loro la prescrizione. Tra i nomi di spicco coinvolti nella vicenda, c’erano Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato (1 anno e 8 mesi in appello), Renzo Bossi (2 anni e mezzo in appello) e l’eurodeputato leghista Angelo Ciocca (1 anno e mezzo in appello). Per altri imputati, la Suprema corte ha dichiarato prescritto il peculato perché commesso prima del dicembre 2009. Per altri ancora ha annullato con rinvio a un nuovo giudizio di appello, probabilmente per un difetto di motivazione, la sentenza di condanna di secondo grado, tra cui quella inflitta all’ex capogruppo di Sel Chiara Cremonesi.
Foto di copertina: ANSA/STEFANO PORTA
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