Caso Montaruli, le “spese pazze” che l’hanno costretta a dimettersi: il libro hot, il cd di Bublé e i capi di Hermès

La sottosegretaria all’Università si è dimessa dopo che la condanna confermata dalla Cassazione per il caso della Rimborsopoli piemontese. Nella lunga lista di beni di cui aveva chiesto i rimborsi c’erano anche un depilatore e le sigarette

Dopo la condanna definitiva a un anno e sei mesi, arrivata lo scorso 17 febbraio, per uso improprio dei fondi dei gruppi consiliari del Piemonte tra il 2010 e il 2014, la sottosegretaria all’Università del governo Meloni, Augusta Montaruli, ha annunciato le sue dimissioni dall’incarico. Montaruli è stata ritenuta colpevole di peculato: si è fatta rimborsare impropriamente alcune spese per un totale di circa 25 mila euro (le spese contestate inizialmente ammontavano a 41.552 euro). Oggi, 19 febbraio, alcuni acquisti effettuati con i soldi della Regione Piemonte vengono esplicitati da Repubblica Torino. Non solo pranzi e cene fuori, dai fast food ai ristoranti più rinomati, ma anche una borsa firmata, capi di Hermes, cristalli Swarovski. E ancora: due libri – Mia suocera beve e Sexploration. Giochi proibiti per coppie -, un corso sull’uso dei social network e un’indagine sulla propria reputazione in rete. Passando per l’acquisto in autogrill di un micro-touch in offerta speciale (ovvero un micro rasoio, di utilizzo anche femminile), cornici, pregiati articoli in pelle, un cd di Michael Bublé. Spese a volte destinate anche all’acquisto di pensierini e regali, come i fiori da donare a un avvocato o gli orecchini per la sua collaboratrice. Altre volte, sostenute per necessità personali, come nel caso delle spese di lavanderia o di pacchetti di sigarette.


La vicenda giudiziaria

La somma legata ai suddetti acquisti era stata risarcita integralmente. All’inizio però la condanna era stata di soli 4 mesi di carcere per finanziamento illecito. Il pagamento contestato, in quel caso, riguardava il pagamento di una cena elettorale del 28 aprile 2011, in favore dell’ex compagno Maurizio Marrone, candidato alle elezioni comunali. Il tribunale, nel 2016, aveva ritenuto che tutto sommato i rimborsi potevano essere giustificabili come spese politiche e di rappresentanza. A ribaltare le carte in tavola era stato il secondo grado, nell’estate del 2018: dopo aver ascoltato diversi testimoni in aula, si era deciso di procedere con una condanna a un anno e sette mesi. Montaruli (all’epoca dei fatti consigliere regionale del partito “Popolo della Libertà”) doveva dunque rispondere di peculato, in concorso con altri consiglieri: la Corte aveva menzionato l’esistenza di «un tacito accordo spartitorio» che aveva permesso loro di ottenere il rimborso di «abnormi» spese personali, ritenute ingiustificabili. I giudici hanno ritenuto inoltre che i doni da lei acquistati fossero «del tutto svincolati da specifiche occasioni di rilievo politico istituzionale». E che «l’acquisto di beni di fruizione personale non può ritenersi inerente alle iniziative di rilievo politico istituzionale del gruppo». Montaruli era quindi stata condannata per un totale di 25mila 461 euro. Sentenza confermata anche nel marzo 2022. L’ultimo verdetto, quello emesso recentemente dalla Cassazione, ha reso la sua condanna definitiva a un anno e sei mesi.


Leggi anche: