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Saman Abbas, si scava per recuperare il corpo trovato nel casolare. La conferma sullo zio: «Ha collaborato»

23 Novembre 2022 - 15:47 Alessandra Mancini
Saranno i periti ad accertare le cause della morte e l'identità del cadavere ritrovato vicino la casa della famiglia Abbas a Novellara

Iniziate alle 13.30 di oggi – mercoledì 23 novembre – e concluse nel tardo pomeriggio le operazioni di recupero del cadavere che potrebbe essere di Saman Abbas, la giovane pachistana scomparsa nella notte del 30 aprile 2021 a Novellara in provincia di Reggio Emilia. Da quanto si apprende, il sopralluogo degli esperti riprenderà domani 24 novembre in prima mattinata. La richiesta ai periti, nominati dalla Corte di assise reggiana che ha conferito l’incarico della riesumazione all’anatomopatologa Cristina Cattaneo e all’archeologo forense Dominic Salsarola, è quella di recuperare ed esaminare i resti umani emersi il 19 novembre scorso in un casolare diroccato a 500 metri dalla casa degli Abbas. Dovranno poi accertare le dinamiche della vicenda e le tempistiche dell’occultamento, nonché le cause e i tempi della morte con esami tossicologici. Solo allora si potrà determinare se il corpo riesumato appartenga effettivamente alla 18enne pachistana.

La Corte di Assise ha, inoltre, respinto la richiesta del difensore del padre di Saman, Shabbar Abbas – arrestato in Pakistan la notte del 16 novembre per una frode a un connazionale di 20 mila dollari – sulla necessità di notificare, prima di procedere alle operazioni di recupero, gli atti allo stesso. I genitori erano tornati nel Paese d’origine pochi giorni dopo la morte della figlia, che – secondo quanto ricostruito dagli investigatori italiani – potrebbe essere stata uccisa dallo zio e da due cugini, che al momento si trovano in carcere. La procura di Reggio Emilia ha iscritto i nomi dei due genitori di Saman nel registro degli indagati con l’accusa di essere complici dell’omicidio della giovane.

A portare gli inquirenti nel luogo dove, sabato 19 novembre, era stato trovato un cadavere nascosto in un sacco nero e seppellito in una fossa profonda quasi due metri era stato lo zio di Saman, Danish Hasnain. A confermare questa ipotesi, riportata da Ansa, è ora l’avvocato difensore. «La collaborazione di Danish c’è stata e lo dice l’atto del verbale di rinvenimento del cadavere, con la sua presenza in loco, messo a disposizione stamattina dalla Procura per noi difensori», ha detto Liborio Cataliotti, aggiungendo – inoltre – di non essere disposto a commentare il futuro processuale del suo assistito. «Non ipoteco il futuro processuale del mio assistito e non commento atti in divenire o non ancora realizzati».

«Quello che posso dire è che effettivamente ha dato il suo apporto. Che ce ne sia uno ulteriore, staremo a vedere il prosieguo. Ad ora non saprei, perché significherebbe prevedere sviluppi di un processo difficile e richiederebbe un’introspezione psicologica della persona che non è facile per me che lo conosco da solo due giorni». Quello che si auspica Cataliotti è la necessità di una collaborazione tra le parti coinvolte volta «a verificare la verità storica dei fatti. L’acquisizione di elementi di prova utili a ricostruirla è importante, poi sull’interpretazione ci confronteremo tra le parti. La posizione di Danish dopo la collaborazione cambia? Ad oggi no, zero virgola zero. Ha contribuito e questo è un punto fermo, vedremo cosa succederà in futuro», ha concluso.

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