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Polemiche sul ministro Valditara per la frase sulle punizioni per i bulli: «Evviva l’umiliazione perché fa crescere». Poi le scuse – Il video

24 Novembre 2022 - 19:05 Redazione
Il ministro ha fatto dietrofront sull'uso del termine «umiliazione» durante il convegno di alcuni giorni fa a Milano, ribadendo però che i lavori socialmente utili per chi fa il bullo a scuola siano una soluzione più adeguata della sospensione

Dopo le polemiche, si è scusato il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che in un convegno a Milano aveva sostanzialmente esaltato «l’umiliazione» per punire i bulli con lavori socialmente utili. «Ho usato al momento un termine sicuramente inadeguato – ha detto il ministro – confermo il messaggio: imparare l’umiltà di chiedere scusa. In quel video – ha aggiunto – ho usato un termine che non spiega affatto il senso del mio ragionamento. Stavo intervenendo su un episodio oggettivamente intollerabile, quello di uno studente che ha preso a pugni una professoressa. Ho affermato che sospendere per un anno quel ragazzo non ha molto senso, molto meglio responsabilizzarlo facendogli svolgere lavori socialmente utili alla collettività».Intervenuto all’evento organizzato a Milano il 21 novembre scorso dal titolo “Italia-Direzione Nord”, Valditara aveva detto che«l’umiliazione» è un elemento determinante nella crescita degli studenti. Frase che ha acceso le polemiche soprattutto oggi 24 novembre, dopo la pubblicazione di un estratto video da parte di Repubblica. Nel suo discorso, Valditara provava a dimostrare come le istituzioni, ma anche le famiglie debbano avere un ruolo centrale nell’affrontare comportamenti violenti dei ragazzi. Il ministro ha un episodio avvenuto in un istituto in provincia di Varese dove uno studente è stato sospeso per un anno per atti di bullismo. «Se ci si limita a sospendere per un anno, il rischio è che quel ragazzo vada poi a fare fuori dalla scuola altri atti di teppismo, o magari addirittura si dia allo spaccio o magari si dia alla microcriminalità. Quel ragazzo deve essere seguito, quel ragazzo deve imparare che cosa significa la responsabilità, il senso del dovere. Noi dobbiamo ripristinare non soltanto la scuola dei diritti, ma anche la scuola dei doveri». E poi: «Quel ragazzo deve fare i lavori socialmente utili, perché soltanto lavorando per la collettività, per la comunità scolastica, umiliandosi anche, evviva l’umiliazione che è un fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità. Di fronte ai suoi compagni è lui, lì, che si prende la responsabilità dei propri atti e fa lavori per la collettività. Da lì nasce il riscatto. Da lì nasce la maturazione. Da lì nasce la responsabilizzazione». 

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